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martedì 11 luglio 2017

Botta e risposta tra Renzi e il presidente eurogruppo Dijsselbloem


Il segretario del Partito Democratico, Matteo Renzi, ieri, ha proposto una richiesta, a nome dell'Italia tutta, sulla possibilità di rimanere col rapporto deficit-Pil al 2.9% per i prossimi 5 anni. Potrebbero derivare da questo possibile accordo 30 miliardi, permettendo la diminuzione delle tasse che incentiverebbe una spinta verso la crescita del paese.

La risposta non si è fatta attendere e il presidente dell'eurogruppo Dijsselbloem non l'ha accettata, ribadendo che sarebbe al di fuori dalle leggi europee di bilancio e soprattutto sottolineando l'impossibilità del cambiamento per una sola nazione di decisioni ben definite dalla intera comunità europea.

Renzi non lascia passare molto tempo e rilascia nelle sue dichiarazioni un senso di accodiscendenza della scelta fatta dal presidente, ma ricorda che allora sarebbero da far rispettare gli impegni presi a tutti gli stati membri, come ad esempio riguardo il tema della relocation, legato all'immigrazione.

A sostegno delle parole del capo gruppo europeo, si aggiunge il commissario agli affari economici, Moscovici, che ribadisce quanto le regole siano appropriate e da rispettarsi.
Il cambiamento non viene visto come qualcosa di facile a livello applicativo, ma non si chiude la porta alla discussione, con una stoccata al segretario del PD, dicendo che i discorsi verranno fatti con i legittimi interlocutori, ovvero Gentiloni e Padoan (attuale Ministro dell'Economia e delle Finanze).
Punta il dito contro le richieste dell'Italia, sostenendo che l'Europa dal punto di vista economico è già stata il più flessibile possibile.

Renzi replicherà o eviterà di rispondere alle parole, che risultano come delle sentenze, da parte di Moscovici? Per ora è tutto, ma scommettiamo che questa discussione diplomatica continuerà?


Scritto da L.

mercoledì 3 maggio 2017

Renzi: il PD è di nuovo tuo




Con oltre il 70% dei voti, Matteo Renzi si riprende la segreteria del Partito Democratico surclassando i rivali Michele Emiliano e Andrea Orlando, fermatisi rispettivamente al 10,54% e al 19,50%.
Un estasiato nuovo segretario del PD, ha aperto il discorso di ringraziamento affiancato dai suoi fedelissimi (Luca Lotti, Maria Elena Boschi, Dario Franceschini, Piero Fassino, Lorenzo Guerini) asserendo che la vittoria sia non solo sua ma di tutto il partito, conscio del buon lavoro svolto fino ad ora con le riforme proposte negli ultimi anni.
Ringraziati gli oltre due milioni di cittadini votanti, nettamente maggiori rispetto alle attese ma comunque in calo rispetto ai tre milioni del 2013.
Non sono comunque mancate polemiche e contestazioni, in particolare a Nardò e a Gela dove il voto è stato sospeso per irregolarità.
Interessante quello che è avvenuto nella cittadina di Minori, dove è stato aperto un fondo cassa per dare la possibilità di voto ai cittadini senza il versamento dei due euro pattuiti per il voto.
In serata sono poi arrivate le parole degli sconfitti, uniti nell'affermare che ora dovrà iniziare la rifondazione di un centrosinistra mai come ora in crisi, e di come ciò coinvolgerà vincitori e vinti.

                                              -Scritto da A-