Il segretario del Partito Democratico, Matteo Renzi, ieri, ha proposto una richiesta, a nome dell'Italia tutta, sulla possibilità di rimanere col rapporto deficit-Pil al 2.9% per i prossimi 5 anni. Potrebbero derivare da questo possibile accordo 30 miliardi, permettendo la diminuzione delle tasse che incentiverebbe una spinta verso la crescita del paese.
La risposta non si è fatta attendere e il presidente dell'eurogruppo Dijsselbloem non l'ha accettata, ribadendo che sarebbe al di fuori dalle leggi europee di bilancio e soprattutto sottolineando l'impossibilità del cambiamento per una sola nazione di decisioni ben definite dalla intera comunità europea.
Renzi non lascia passare molto tempo e rilascia nelle sue dichiarazioni un senso di accodiscendenza della scelta fatta dal presidente, ma ricorda che allora sarebbero da far rispettare gli impegni presi a tutti gli stati membri, come ad esempio riguardo il tema della relocation, legato all'immigrazione.
A sostegno delle parole del capo gruppo europeo, si aggiunge il commissario agli affari economici, Moscovici, che ribadisce quanto le regole siano appropriate e da rispettarsi.
Il cambiamento non viene visto come qualcosa di facile a livello applicativo, ma non si chiude la porta alla discussione, con una stoccata al segretario del PD, dicendo che i discorsi verranno fatti con i legittimi interlocutori, ovvero Gentiloni e Padoan (attuale Ministro dell'Economia e delle Finanze).
Punta il dito contro le richieste dell'Italia, sostenendo che l'Europa dal punto di vista economico è già stata il più flessibile possibile.
Renzi replicherà o eviterà di rispondere alle parole, che risultano come delle sentenze, da parte di Moscovici? Per ora è tutto, ma scommettiamo che questa discussione diplomatica continuerà?
Scritto da L.
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