lunedì 17 luglio 2017
C'era una volta il calcio che amavo
Sin da piccolo il calcio ha attratto il mio cuore, appassionandomi e cullandomi sino a farmi diventare oggi un grande amante di questo fantastico sport.
Il calcio per me rappresenta una fetta importante della mia vita (che voi per questo potreste definire monotona) e senza di lui non potrei immaginarmi di essere; cresciuto ammirando attraverso vecchie videocassette (esistono ancora?) le magie di campioni con la "C" maiuscola come Michel Platini o Diego Armando Maradona.
Veri e propri capostipiti di un epoca calcistica, questi giocatori hanno saputo nel corso delle loro carriere, ammaliare milioni e milioni di tifosi rimanendo sempre fedeli alla propria maglia.
In loro, nonostante pregi e difetti, vedevo il simbolo di un attaccamento incondizionato verso i propri colori, poi riscontrato in diversi calciatori che io personalmente ho amato e amo ancora.
Da bambino, non avendo la possibilità di guardare le partite per televisione, mi chiudevo all'interno della mia stanza con una radiolina ad ascoltare 'Tutto il calcio minuto per minuto', tifando per la mia squadra del cuore e sognando ad occhi aperti nell'udire le gesta dei miei beniamini.
Nato nell'epoca di fuori classe del calibro di Paolo Maldini, Francesco Totti, Alessandro Del Piero e Javier Zanetti, mi sono illuso, credendo che il calcio vivesse di sentimenti, che i calciatori prima ancora di noi tifosi fossero attaccati alla maglia che indossavano e che per essa fossero pronti a combattere mille battaglie.
In particolar modo ho sempre visto un fascino travolgente nella vita calcistica di Francesco Totti, simbolo della veracità romana, capace di respingere offerte miliardarie pur di rimanere nella sua amata città.
Personalmente, se mi guardo in dietro, scorgo un romanticismo innato nella scelta degli allora Campioni del Mondo Gianluigi Buffon e Alessandro Del Piero, i quali preferirono scendere in serie B al fianco della Vecchia Signora piuttosto che abbandonare una nave ormai alla deriva dopo lo scandalo di Calciopoli.
Purtroppo per noi, il mondo del pallone non è più quello di una volta; i sentimenti e l'attaccamento verso ormai antichi valori sta venendo meno, scomparendo man a mano che i tempi passano.
A regnare su questo fantastico sport è infatti il dio denaro, capace di ammaliare la maggior parte dei calciatori; in un Mercato calcistico sempre più pazzo, in cui i giocatori vengono comprati spendendo e spandendo milioni di Euro, apparentemente anche i più legati ad un club non meditano due volte prima di "tradire" i propri colori.
Negli ultimi anni ne sono stati un limpido esempio Gonzalo Higuain, giocatore di maggior talento del Napoli passato ai rivali bianconeri con una nonchalance quasi inquietante, e Zlatan Ibrahimovic, capace di cambiare nella propria carriera calcistica ben otto squadre di livello mondiale.
Nell'ultima finestra di calciomercato, ho poi assistito ha scene imbarazzanti e disgustose a mio modesto avviso: le pretese onerose di un "bimbo" come Donnarumma, capace di accettare il rinnovo del contratto offertogli dalla propria squadra del cuore (o così da lui definita) solo dopo aver accesso un polverone mediatico e aver infine ottenuto quel che lui chiedeva. C'è poi la questione Federico Bernardeschi, talento Viola ma vicino ad accasarsi alla Juventus, acerrima rivale della Fiorentina.
In ultimo e non per ultimo cito Leonardo Bonucci, simbolo e pilastro della Vecchia Signora e nuovo scintillante acquisto del Milan cinese.
In un calcio ormai lontano dai sani principi di una volta io stento a rivedere quello che FU lo sport più romantico del globo.
C'erano una volta le bandiere sinonimo di calcio e fedeltà, campioni dentro e fuori dal rettangolo di gioco.
Ora chiamatemi anche antico ma loro erano il calcio e il calcio era loro.
-Scritto da A-
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