giovedì 20 luglio 2017

La figura della donna nella cultura araba


Incriminata, arrestata e poi rilasciata per aver "osato" mostrarsi in un luogo pubblico con indosso un semplice top abbinato ad una minigonna.


Il fatto tremendamente inconcepibile per la nostra cultura, è avvenuto in Arabia Saudita, dove una giovane modella conosciuta come Khulood ha sfidato apertamente le rigide regole imposte dal regno wabita. In un paese dove la figura della donna è rigorosamente sottomessa al dominio e alla volontà maschile, la ragazza si è resa protagonista di un video (poi postato a sua insaputa sul social network Snapchat) che la ritrae passeggiare innocentemente tra le mura dell'antica città di Ushayqir, sito storico a centocinquantacinque chilometri dalla capitale saudita Riad.
Come voi starete immaginando, il video è divenuto rapidamente virale, scatenando in rete e non solo un acceso dibattito fra i sostenitori della donna e chi apertamente si professa conservatore; questi ultimi senza mezze misure si sono rivolti al governo, il quale ha utilizzato l'arresto per reprimere la camminata oggetto del dissenso.
Contestualmente, il comitato per la difesa della virtù e per la prevenzione del vizio, ha aperto un fascicolo destinato a coinvolgere le autorità competenti con lo scopo di avviare un'indagine atta a comprendere meglio le dinamiche del fatto.
In un mondo che va al di là della nostra concezione, non è la prima volta che le ferree regole del dress code imposto nel regno osano esser sfidate.
Infatti già nel 2011 Malak al-Shehri, ragazza d'appena vent'anni, aveva disubbidito alle leggi uscendo di casa senza indosso il velo, per poter sentire l'ebrezza del vento sul proprio viso.
Dopo aver postato in rete la foto, la giovane era stata posta in arresto "per aver violato l'obbligo per le donne a mostrarsi velate in pubblico".

Sin dall'alba dei tempi le donne sono sempre state viste dalla società come il sesso debole.
L'uomo, supportato da una società retrograda e bigotta, ha così per lungo tempo costretto il genere femminile a subire torti ed angherie d'ogni genere. 
Col passare dei secoli però, la figura della donna grazie agli sforzi e alle lotte di tante coraggiose e temerarie ha assunto importanza, ottenendo in gran parte del globo pari diritti e doveri degli uomini.
Ciò appena detto non è avvenuto in Arabia Saudita, dove in generale la situazione concernente i diritti umani è abnormalmente distante dagli standard occidentali.
La dinastia saudita, grazie ad un dispotico controllo sulla vita sociale, ha fatto sì che le leggi della dottrina wahhabita venissero e vengano tuttora rispettate escludendo così molti dei diritti umani impressi nella dichiarazione universale redatta nel 1948.
In un paese dove l'oppressione di minoranze politiche e religiose è all'ordine del giorno, la figura più colpita dalle discriminazioni è la donna: più un oggetto che una persona.
Private del diritto di pensare ed agire secondo la propria volontà, la figura femminile in Arabia viene posta sotto la tutela dell'uomo, che ne limita ancor di più la libertà e l'emancipazione.
Nonostante organizzazioni internazionali come l'Human Rights Watch tenda a sensibilizzare l'opinione pubblica mondiale su questo argomento, ad oggi le donne saudite non hanno il diritto di vestirsi come meglio credono, di guidare, di viaggiare, di sposarsi, di ricevere assistenza medica e di lavorare senza aver avuto il consenso del proprio aguzzino, pardon tutore.
A voi i commenti!

                                                         -Scritto da A-

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