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martedì 21 novembre 2017
Alla scoperta dei falsi bio
Andando a ricercare il significato di agricoltura biologica, troviamo la descrizione secondo cui essa altro non è che una tipologia di agricoltura che sfrutta la naturale fertilità del suolo, incentivandola con limitati e mirati interventi.
Inoltre, essa si prepone l'obiettivo di promuovere le biodiversità delle specie coltivate, escludendo il nefasto uso di pesticidi, sostanze chimiche e organismi geneticamente modificati, i così detti OGM.
Il mercato degli alimenti biologici è un settore che negli ultimi anni non ha conosciuto la parola crisi, vedendosi in continua crescita. Nel nostro bel paese, il business dietro a questi alimenti ha portato nel solo 2016 un guadagno di quasi cinque miliardi di euro, derivanti sia dal mercato interno che da quello ottenuto con le importazioni. Sempre analizzando questi dati si evince facilmente come in Europa, l'Italia occupi il gradino più alto del podio in quanto a produzione, consumo ed esportazione di questi alimenti "sani".
Secondi solo al Paese a Stelle e Strisce, il numero di aziende agricole nostrane produttrici bio sono quasi settantaduemila ma il loro numero è destinato ad incrementarsi con l'andare avanti negli anni.
Quello che preoccupa è il risultato dell'indagine svolta dalla Guardia di Finanza, la quale lo scorso due novembre ha condotto un blitz nel ragusano con l'obbiettivo di smascherare una maxi truffa nel mondo del biologico.
Le aziende agricole indagate, hanno avuto la colpa di immettere, sin dal lontano 2015, nel mercato agroalimentare prodotti comuni spacciandoli per biologici. Le Fiamme Gialle hanno portato sotto sequestro oltre dieci tonnellate di prodotti chimici, pesticidi e fertilizzanti, tutti materiali severamente vietati nelle coltivazioni bio.
Queste aziende certificate come biologiche a livello comunitario, percepivano come da copione gli incentivi ed i contributi dell'Unione Europea, raggirando così non solo gli ignari consumatori ma anche l'organismo di controllo europeo. Una magra figura per il nostro paese e che è costato ai nostri compaesani una cifra intorno agli otto milioni di euro.
Andando più a fondo nella questione, è facilmente capibile come sia il sistema certificatore il vero nocciolo del problema. In Italia nessuno si era mai accorto di nulla, tanto che la segnalazione di illecito era partita dal Regno Unito, dove un lotto di zucchine biologiche presentava una contaminazione da parte di pesticidi. Nonostante l'avviso da parte delle autorità britanniche, il nostro ispettorato centrale tutela qualità e repressione frodi non ha trovato traccia dell'uso di pesticidi. Questo fatto così eclatante è stato possibile grazie alla scorrettezza dei quattordici enti certificatori bio nazionali, spesso in mano ai produttori stessi.
Un problema di fondo che male fa al nostro paese.
-Scritto da A-
martedì 26 settembre 2017
Concorsi truccati: ci risiamo!
E' scattato ieri mattina l'arresto per sette docenti universitari, indagati dalla questura fiorentina per reati concernenti la corruzione di concorsi truccati.
L'inchiesta che si espanderà ora a tutto il territorio nazionale, ha portato oltre i suddetti sette arresti a ventidue interdizioni dallo svolgimento delle proprie mansioni (durata valida di dodici mesi) e cinquantanove docenti sono stati inseriti nel registro degli indagati.
Le indagini, sono scattate dopo il tentativo da parte di alcuni professori di indurre un ricercatore a ritirare la propria candidatura al concorso per l'abilitazione scientifica nazionale all'insegnamento del diritto tributario.
I suddetti docenti, avrebbero voluto favorire un altro ricercatore anche se in possesso di un curriculum assai meno cospicuo.
In cambio del ritiro dalla candidatura, sarebbe stata garantita l'abilitazione al ricercatore per la tornata di selezioni successive.
Le indagini condotte dalla guardia di finanza gigliata, hanno permesso di individuare un sistema corruttivo che riguardava più professori abilitati nel diritto tributario che da diverso tempo rilasciavano le abilitazioni secondo il loro libero tornaconto personale.
Dal comune toscano, dove l'indagine ha portato alla perquisizione di centocinquanta abitazioni e locazioni private, la ricerca di ulteriori accordi truffaldini si espanderà al resto della penisola.
-Scritto da A-
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martedì 8 agosto 2017
Pompieri o piromani?
Quanto scoperto dalla squadra mobile di Ragusa ha davvero dell'incredibile.
Le indagini, avviate in seguito ad una segnalazione del Comando provinciale dei vigili del fuoco della città siciliana, hanno portato alla luce una truffa organizzata da alcuni pompieri ausiliari locali.Secondo quanto riportato, i quindici componenti del team, appiccavano incendi dolosi per poi simulare richieste di soccorso e recarsi sul posto pronti per risolvere l'emergenza, guadagnando di conseguenza più soldi.
Con il capo gruppo posto agli arresti domiciliari, sono quindici gli indagati per truffa e una parte di essi risponderebbe pure all'accusa d'incendio doloso.
I rei colpevoli erano in servizio presso il distaccamento di Santa Croce Camerina e secondo le prime indiscrezioni erano mesi che la truffa proseguiva.
Quanto appreso dalle indagini, fra l'altro, riporta che il leader della squadra si assentava durante il turno di lavoro, con la complicità dei propri subalterni, per andare ad appiccare le fiamme che in un secondo momento e su fasulla chiamata accorrevano a domare.
A mesi di distanza, il Comando comunale dei vigili del fuoco ha iniziato a notare anomalie sul territorio, con la squadra incriminata chiamata ad effettuare un forte maggior numero d'interventi rispetto alle altre.
Una volta avvisate le forze dell'ordine, è stato facile individuare i colpevoli e il meccanismo truffaldino.
Alla "fantasia" disonesta par proprio non esserci confine: se coloro che dovrebbero spegnere le fiamme sono i primi ad appiccarle, di chi ci si può fidare al giorno d'oggi?
-Scritto da A-
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