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venerdì 13 ottobre 2017

Suburra


(Immagine presa dal Sito Ufficiale www.comingsoon.it)

Trama: nella capitale la malavita organizzata si fa spazio tra politici, criminali e cittadini.
La storia è ambientata nel 2008 quando le dimissioni del sindaco hanno portato uno dei più famosi criminali della città, Samurai, ad interessarsi all'acquisto di terreni sul lungomare di Ostia, oltre a dover appropriarsi, come da prassi, di piani edilizi e appalti vari; che assieme alle proprietà in questione sono entrate nelle mire delle mafie del sud Italia.
La storia è incentrata su due ragazzi, Spadino e Aureliano (membri di due Famiglie nemiche), che non riescono a ritagliarsi un degno posto all'interno dei loro Clan.
Assieme a Lele, figlio di un poliziotto, si immischieranno in affari più grandi di loro per cercare di superare limiti che forse era meglio non travalicare. 
Gli eventi verranno condizionati anche da altre trame come quella del politico idealista Amedeo Ciniglia e la spregiudicata contabile Sara Monaschi.

Ideatore: Daniele Cesarano e Barbara Petronio.

Anno: 2017, da ottobre su Netflix tutta la prima stagione e i suoi 10 episodi.

Genere: thriller, drammatico.

Interpreti: Alessandro Borghi (Aureliano Adami), Giacomo Ferrara (Spadino Anacleti), Edoardo Valdarini (Gabriele "Lele" Marchilli), Claudia Gerini (Sara Monaschi), Filippo Nigro (Amedeo Cinaglia), Francesco Acquaroli (Samurai), Adamo Dionisi (Manfredi Anacleti).


(Immagine presa dal Sito Ufficiale www.comingsoon.it)

Commento: la serie vanta il fatto di essere la prima serie originale italiana su Netflix.
Il titolo inglese è decisamente più d'effetto, ovvero Suburra: Blood on Rome.

La serie, pensata come prequel dell'omonimo film del 2015, si focalizza nuovamente sul quantomai attuale caso di criminalità organizzata nella Capitale.

La realtà rappresentata è cruda e violenta ma veritiera. Meritano di essere menzionate la fotografia e le colonne sonore che alzano decisamente il livello globale di questo mini documentario della malavita.

Ottime interpretazioni di attori già navigati come Claudia Gerini o Filippo Nigro, a cui si affiancano le ottime prestazioni dei giovani protagonisti che cercheranno di utilizzare questa serie come trampolino di lancio futuro per le loro carriere.

Siete appassionati di Gomorra, vorreste avere Saviano come cantastorie prima di andare a dormire?
Bene non saremo ancora a quei livelli ma il materiale di partenza è ottimo e sono certo che non deluderà le vostre aspettative.

Scritto da L.

martedì 6 giugno 2017

I difensori di Toto Riina si appellano ai diritti umani dei carcerati


I difensori dell'ex boss mafioso, Totò Riina, chiedono la
detenzione ai domiciliari e il differimento della pena in modo da permettere nuovamente al Tribunale di Bologna di capire se il boss è ad oggi ancora pericoloso.
La Suprema Corte sta valutando il caso e chiede alla magistratura bolognese di esaminare nuovamente la situazione.

Ad oggi l'86enne, che ordinò le stragi di Capaci e Via D'Amelio, e che fece uccidere il giudice Chinnici, il prefetto Dalla Chiesa, poliziotti, giudici e giornalisti, soffre di cirrosi epatica e svariate patologie correlate.

Si fa appello ai diritti dei carcerati di ricevere una morte dignitosa, chiedendo di valutare la situazione clinica con la permanenza in un carcere di massima sicurezza, in isolamento perenne e sotto continuo monitoraggio visivo. Tutt'ora l'ex numero uno di Cosa Nostra è imputato all'interno del processo Stato-Mafia, ma non ha potuto partecipare alle ultime udienze per via dei suoi problemi e la sua grave forma di cardiopatia, che non gli permettono di rimanere nemmeno seduto.

La cassazione intenderebbe dare una chance ma davanti al tribunale di sorveglianza si presenterà per il giudizio di rinvio il procuratore generale del capoluogo emiliano, De Francisci (allievo nell'Ufficio istruzione di Falcone a Palermo); intenzionato a non tornare sui suoi passi e di non permettere nessuno sconto per un uomo che di sconti non ne ha mai fatti per nessuno.

Le polemiche nascono dopo la morte dell'anno scorso del numero due più importante della vita mafiosa del sud Italia, Provenzano; trovato morto in carcere  a Milano in stato vegetativo.


Scritto da L.


martedì 23 maggio 2017

Falcone & Borsellino: Il ricordo non tramonterà!



Cade oggi il venticinquesimo anniversario dalla strage di Capaci, dove il magistrato Giovanni Falcone perse tragicamente la vita insieme alla moglie Francesca e a tre uomini della scorta.
(Immagine di Le Foto Che Hanno Segnato Un'Epoca)

Assieme all'amico e collega Paolo Borsellino (morto pochi mesi dopo l'agguato), Giovanni Falcone fu il principale artefice della lotta Italiana ed internazionale alla mafia.

Facente parte a partire dagli anno ottanta di un pool antimafia, riuscì mediante la collaborazione con altri magistrati, tra cui Antonio Caponnetto e Paolo Borsellino, ad istituire il primo maxi processo ai danni di Cosa Nostra.
Con più di quattrocento imputati, il processo rappresentò un vero e proprio successo per la magistratura, nonché un duro colpo per la mafia siciliana e non.
E' grazie all'immenso lavoro del giudice palermitano e dei suoi colleghi se ad oggi la criminalità organizzata non è più un'oscura realtà. Nonostante ciò, il famoso PM divenne oggetto di calunnie, sospetti e critiche da parte di colleghi e importanti uomini di stato. Nemico pubblico delle cosche mafiose (intimorite dopo le condanne del maxi processo e decise a ripristinare mediante l'uso della violenza la loro supremazia), Falcone venne poco alla volta abbandonato ed isolato dallo stesso stato che lui ardentemente difese.
Così in un afoso pomeriggio siciliano di venticinque anni fa, a pochi chilometri da Palermo, all'altezza  dello svincolo per Capaci, Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani persero la vita, dilaniati dall'esplosione di quattrocento e passa chili di tritolo.

"...per lui la lotta alla mafia non doveva essere soltanto una distaccata     opera di repressione, ma un movimento culturale e morale, che coinvolgesse tutti specialmente le giovani generazioni..."
                                                                    -Paolo Borsellino-


(Immagine di Le Foto Che Hanno Segnato Un'Epoca)

Eredità e reazioni
Tra le tante eredità figlie dell'operato del magistrato, vi sono una serie di normative atte ad agevolare il contrasto e la repressione del fenomeno mafioso; è una di queste, la legge confacente nel regolare la funzione dei collaboratori di giustizia o quella concernente l'istituzione della direzione investigativa antimafia.
Eroe oggi, ostacolato ed osteggiato ieri, quando egli era ancora in vita; Questo è il destino che ha segnato la vita e morte di Giovanni Falcone, simbolo internazionale della lotta alla mafia.
Francesco Lo Voi, procuratore capo di palermo, in una recente intervista ha commentato come l'approccio alle indagini, nonché il lavoro di magistrati e magistratura sia profondamente cambiato dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

"...chiedo innanzitutto che venga fatta giustizia, adesso. Rivolgendomi agli uomini di mafia, perchè ci sono qua dentro, sappiate che anche per voi c'è la possibilità di perdono: io vi perdono, però vi dovete mettere in ginocchio, però, se avete il coraggio...di cambiare... ma loro non cambiano..."

                                                                   -Rosaria Schifani-

Mattarella Oggi
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione del venticinquesimo anniversario dalla tragedia, ha ricordato il giudice assassinato dalla mafia.
(Immagine di Le Foto Che Hanno Segnato Un'Epoca)

Nell'aula del Consiglio superiore della magistratura (la stessa dove più volte il magistrato fu accusato e chiamato a discolparsi come un criminale comune), il presidente ha definito Giovanni Falcone punto di riferimento per le generazioni future e per "tutti coloro che coltivano valori di giustizia e legalità".

 "la mafia si può vincere impegnando le forze migliori della società" 

                                                              -Sergio Mattarella-

Agguato a Palermo

Ieri 22 maggio, ad un giorno dalle commemorazioni per l'attentato di Capaci, Cosa Nostra è torna a mietere vittime dopo tre anni di pace fra le cosche.
L'agguato, avvenuto nel quartiere Zisa di Palermo, ha coinvolto Giuseppe Dainotti, freddato da diversi colpi d'arma da fuoco durante una passeggiata in bicicletta.
Il sessantasettenne ex boss mafioso, condannato per omicidio, rapina e favoreggiamento, era stato scarcerato nel 2014.

                                                                    -Scritto da A-