Cade oggi il venticinquesimo anniversario dalla strage di Capaci, dove il magistrato Giovanni Falcone perse tragicamente la vita insieme alla moglie Francesca e a tre uomini della scorta.
(Immagine di Le Foto Che Hanno Segnato Un'Epoca) |
Assieme all'amico e collega Paolo Borsellino (morto pochi mesi dopo l'agguato), Giovanni Falcone fu il principale artefice della lotta Italiana ed internazionale alla mafia.
Facente parte a partire dagli anno ottanta di un pool antimafia, riuscì mediante la collaborazione con altri magistrati, tra cui Antonio Caponnetto e Paolo Borsellino, ad istituire il primo maxi processo ai danni di Cosa Nostra.
Con più di quattrocento imputati, il processo rappresentò un vero e proprio successo per la magistratura, nonché un duro colpo per la mafia siciliana e non.
E' grazie all'immenso lavoro del giudice palermitano e dei suoi colleghi se ad oggi la criminalità organizzata non è più un'oscura realtà. Nonostante ciò, il famoso PM divenne oggetto di calunnie, sospetti e critiche da parte di colleghi e importanti uomini di stato. Nemico pubblico delle cosche mafiose (intimorite dopo le condanne del maxi processo e decise a ripristinare mediante l'uso della violenza la loro supremazia), Falcone venne poco alla volta abbandonato ed isolato dallo stesso stato che lui ardentemente difese.
Così in un afoso pomeriggio siciliano di venticinque anni fa, a pochi chilometri da Palermo, all'altezza dello svincolo per Capaci, Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani persero la vita, dilaniati dall'esplosione di quattrocento e passa chili di tritolo.
"...per lui la lotta alla mafia non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale, che coinvolgesse tutti specialmente le giovani generazioni..."
-Paolo Borsellino-
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Eredità e reazioni
Tra le tante eredità figlie dell'operato del magistrato, vi sono una serie di normative atte ad agevolare il contrasto e la repressione del fenomeno mafioso; è una di queste, la legge confacente nel regolare la funzione dei collaboratori di giustizia o quella concernente l'istituzione della direzione investigativa antimafia.
Eroe oggi, ostacolato ed osteggiato ieri, quando egli era ancora in vita; Questo è il destino che ha segnato la vita e morte di Giovanni Falcone, simbolo internazionale della lotta alla mafia.
Francesco Lo Voi, procuratore capo di palermo, in una recente intervista ha commentato come l'approccio alle indagini, nonché il lavoro di magistrati e magistratura sia profondamente cambiato dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.
"...chiedo innanzitutto che venga fatta giustizia, adesso. Rivolgendomi agli uomini di mafia, perchè ci sono qua dentro, sappiate che anche per voi c'è la possibilità di perdono: io vi perdono, però vi dovete mettere in ginocchio, però, se avete il coraggio...di cambiare... ma loro non cambiano..."
-Rosaria Schifani-
Mattarella Oggi
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione del venticinquesimo anniversario dalla tragedia, ha ricordato il giudice assassinato dalla mafia.
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Nell'aula del Consiglio superiore della magistratura (la stessa dove più volte il magistrato fu accusato e chiamato a discolparsi come un criminale comune), il presidente ha definito Giovanni Falcone punto di riferimento per le generazioni future e per "tutti coloro che coltivano valori di giustizia e legalità".
"la mafia si può vincere impegnando le forze migliori della società"
-Sergio Mattarella-
Agguato a Palermo
Ieri 22 maggio, ad un giorno dalle commemorazioni per l'attentato di Capaci, Cosa Nostra è torna a mietere vittime dopo tre anni di pace fra le cosche.
L'agguato, avvenuto nel quartiere Zisa di Palermo, ha coinvolto Giuseppe Dainotti, freddato da diversi colpi d'arma da fuoco durante una passeggiata in bicicletta.
Il sessantasettenne ex boss mafioso, condannato per omicidio, rapina e favoreggiamento, era stato scarcerato nel 2014.
-Scritto da A-
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