giovedì 25 maggio 2017

Blue Whale: bufala o verità?



A poco più di una settimana dal servizio de Le Iene, la Blue Whale mania impazza, con decine di utenti che poco alla volta hanno cercato, mediante l'utilizzo dei più comuni motori di ricerca, di capire meglio di cosa si trattasse.
Fra questi utenti ci siamo stati anche noi, intenzionati ad investigare sulla veridicità o meno della notizia.



Questo gioco, letteralmente la balena blu, prende il nome da questi cetacei che in determinate e sconosciute circostanze tendono a suicidarsi spiaggiandosi a riva.
Secondo il servizio andato in onda, la Blue Whale sarebbe un articolato e assurdo rituale psicologico, diffusosi in rete e strutturato in modo tale da plagiare le giovani menti dei partecipanti, inducendoli in una depressione così profonda da fargli credere che l'unica via possibile sia il suicidio.
Costituito da cinquanta macabre missioni, redatte dai curatori (gli organizzatori del gioco), riuscirebbe a corrompere la mente degli adolescenti, convincendogli della pochezza di significato della vita.
In pochi anni, solo in Russia (patria d'origine del gioco), avrebbe portato alla morte di più di 150 ragazzini, espandendosi poi recentemente oltre il confine sovietico (Francia, Brasile, Italia, Gran Bretagna).
Sempre secondo le testimonianze raccolte, i bersagli della balena blu sarebbero normali ragazzi e ragazze di età compresa fra i 9 e i 17 anni, scelti a caso sui social network e manipolati con l'obbiettivo finale di indurli alla morte.


Lo scopo del duro lavoro de Le Iene è quello di sensibilizzare l'opinione pubblica , mettendo a conoscenza di tutti scopo e natura del gioco, divenuto tra giovani e giovanissimi una macabra moda.
Nonostante ciò, durante l'arco di tutta la settimana passata, si sono rincorse teorie secondo le quali tutto quello mostrato sarebbe in realtà un falso, in poche parole una "fake news".
In molti hanno rivisto nelle regole e nella struttura del gioco, la trama del film Nerve, alimentando così i sospetti ed innescando un meccanismo nel quale è difficoltoso capire cosa sia reale e cosa non lo sia.

Blue Whale, il gioco del suicidio: potrebbe trattarsi solamente di una raccapricciante legenda metropolitana?
A supporto di questa tesi, ci sarebbe il fatto che il nome di questo rituale sia comparso per la prima volta su un articolo del sito Novaya Gazeta, privo di fonti verificabili (e per questo apertamente criticato) ma perfetto per una rapida ed incontrollata diffusione grazie alla morbosità degli argomenti trattati.
Nonostante la regola del non farsi scoprire dai genitori, ci sembra strano come i familiari delle persone coinvolte non riescano a notare gli strani segnali che accompagnano i cinquanta giorni della Blue Whale; come è possibile che un padre o una madre non si accorgano che il proprio figlio o figlia si svegli ed esca di casa più volte alle quattro del mattino?



Come non riescono ad accorgersi delle ferite auto-inflitte?
E ancora, come è possibile in meno di cinquanta giorni e solo per via social, distorcere al tal punto la mente di questi ragazzi?
Come può un semplice gioco online portarti al suicidio? 

La veridicità della notizia è stata confermata da Elisabetta Mancini, primo dirigente della Polizia di Stato, direzione anticrimine, intervistata ancora da Le Iene, intenzionate a confermare quanto riportato una settimana prima.
Secondo la Mancini, sarebbero giunte diverse segnalazioni di possibili casi di Blue Whale Challenge in Italia.
L'assurdità della vicenda comunque rimane, e i quesiti posti, probabilmente, rimarranno senza risposta.

                                                -Scritto da A-



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