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martedì 6 febbraio 2018

Spari contro i migranti: l'odio razziale investe Macerata


Ancora una volta l'odio razziale ed indiscriminato verso tutto ciò che, secondo i canoni odierni è differente a noi, ha visto il nostro Bel Paese protagonista. 


Nella mattinata di sabato tre febbraio, la cittadina di Macerata nelle Marche è stata il teatro di un'insulso raid razzista che ha coinvolto un ventottenne italiano, reo di aver sparato su una folla di persone di colore e capace di gettare nel panico una comunità intera.
Il colpevole, tale Luca Traini, era noto agli abitanti della zona per il suo essere apertamente simpatizzante di movimenti di estrema destra, oltre ad essere stato nel 2017 un ex candidato a consigliere del consiglio comunale di Corridonia per la Lega Nord.

La dinamica dei fatti, resa pubblica dai mass-media, ha visto il giovane uomo sparare dalla propria auto con un'arma da fuoco, regolarmente registrata, in direzione di un gruppo di giovani persone di origine africana. Scappato dal luogo della sparatoria, Traini avrebbe percorso un tratto di strada in automobile, precisamente sino a piazza della Vittoria. Qui, disceso dal mezzo, avrebbe scalato i gradini del Monumento ai Caduti sito nel cento del paese e dopo essersi avvolto in una bandiera tricolore avrebbe mostrato agli esterrefatti passanti il saluto fascista.
Una volta tratto in arresto dalle forza dell'ordine con l'accusa di tentato omicidio, il folle avrebbe dichiarato di aver compiuto il gesto per restituire "l'Italia agli italiani" e di non pentirsi affatto di quanto ultimato poco prima, perché era ciò che "doveva esser fatto".

Sono in tutto state sei le persone raggiunte dai colpi di pistola esplosi dalla pazzia dell'uomo, tutte di colore e di età compresa fra i ventuno ed i trentatre anni. La fortuna e la mira approssimativa del killer han fatto si che nessuno dei coinvolti sia ora in  pericolo di vita. Con lievi contusioni, ferite ma tanta, tanta paura, i cinque uomini e la donna interessati sono stati nelle scorse ore dimessi dagli ospedali di zona. 

Pronta e ferma la condanna da parte dello Stato italiano al gesto, dichiarato inconcepibile e disumano. L'aria tesa che si respira fra i differenti partiti politici non ha ostacolato la veemente reazione del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, il quale ha affermato come "odio e violenza non riusciranno a dividerci", rincarando la dose e confermando come delitti e gesti razziali verranno severamente perseguitati dalla giustizia nostrana.


-Scritto da A-


giovedì 11 gennaio 2018

Lo sport lì, dove mai alcun uomo era giunto prima


Agli occhi dei più, lo sport può apparire come un semplice intrattenimento, capace di attrarre a se masse di "pecoroni" pronti a idolatrare persone con abilità non comuni. Certamente dietro questa affermazione, vi è il fatto che il mondo sportivo riesce, soprattutto negli ultimi anni, a far girare in torno a se un business capace di fruttare milioni e milioni di dollari. 

Tutto ciò, si scontra spesso e volentieri con il fatto che compiere un'attività sportiva aiuta gli individui a vivere in maggior armonia con se stessi e con il proprio corpo. Altri ancora, riescono attraverso lo sport ad esprimere la parte migliore di loro stessi, mentre altri vedono in esso un'efficace metodo per evadere dal mondo corrente.
Quello che sicuramente non può esser messo in discussione è il fatto che, come altri aspetti della vita umana contemporanea, lo sport può incantare le masse o lasciarle indifferenti ma, oggi più che mai, non ci si venga a dire che esso non cambia la vita. Nel corso della storia, lo sport è stato capace di aiutare gli uomini, smussando le tensioni sociali e riavviando l'economia di interi paesi. La vicenda, della quale sicuramente avrete sentito disquisire nelle scorse giornate, raccontata da noi oggi, ha i connotati dell'impossibile.

I Giochi olimpici di PyeongChang
Come il copione vuole, dal nove febbraio prossimo si terranno presso la contea di PyeongChang i ventitreesimi Giochi olimpici invernali. La cittadina della Corea del Sud, fu scelta come città organizzatrice lo scorso 2011, quando la stessa sconfisse le contendenti Monaco di Baviera e Annecy. Le nazioni partecipanti saranno in totale trentanove e i rispettivi atleti si sfideranno in quindici discipline differenti. Nei libri di storia che, probabilmente studieranno i nostri figli e nipoti, queste Olimpiadi verranno sicuramente ricordate per l'avvicinamento, dopo anni di gelo, tra i governi delle due Coree, quella del Sud (organizzatrice dell'evento) e quella del Nord.

Un antico astio capace di dividere un territorio
Per tutti coloro disattenti durante le lezioni di storia, proveremo noi in breve a raccontarvi ciò che spinse le due Coree a dividersi, spezzando così un territorio in Nord e Sud.
Ancor prima dello scoppio della Grande Guerra, l'Impero giapponese annoverò fra i territori da esso dominati la Corea, resa libera solo grazie alla vittoria alleata avvenuta alla fine del secondo conflitto mondiale. La fine della sovranità nipponica, non pose termine alle sofferenze della penisola, occupata e frazionata da quel momento dalle due grandi potenze vincitrici dello scontro bellico: l'Urss e gli Stati Uniti.  Nonostante l'intento delle due nazioni fosse inizialmente quello di un protettorato atto a far nascere un nuovo governo coreano, esse riuscirono solamente nel solcare ancor più profondamente la divisione da loro stesse creata, stabilendo in ognuna delle due aree capi di governo differenti. 
La disgregazione ottemperata, peggiorò nel corso della guerra di Corea avvenuta tra il 1950 ed il 1953, alimentano gli attriti fra i diversi popoli tanto da dover costituire una zona demilitarizzata atta a salvaguardare l'incolumità degli abitanti. 
La Corea del Nord, di matrice socialista, subito dopo il conflitto interno si elevò a potenza economica, questo grazie soprattutto ad una serie di misure politiche isolazioniste. Per contro, a Sud si creò uno Stato filo-occidentale, destinato solo con il crollo dell'Unione Sovietica a divenire uno dei paesi maggiormente avanzati in campo economico, surclassando i "cugini" del nord, il cui sistema finanziario ed economico collassò.
Con l'avvento degli anni novanta, i contatti fra le due Coree per una possibile riunificazione aumentarono ma grossi passi in avanti non vennero mai registrati, sino all'arrivo del nuovo anno, portatore grazie anche alle Olimpiadi poc'anzi citate, di un vento di cambiamento. 

Verso una possibile riunificazione?

Ed è proprio grazie allo sport, e a questi imminenti Giochi olimpici, se i governi delle rispettive fazioni sono tornati dopo anni di astio e guerra fredda a parlarsi. 
Dopo una prima apertura del leader nordcoreano Kim Jong-un, datata primo gennaio 2018, dove lo stesso ammetteva la possibile partecipazione ai Giochi, nelle scorse ore sono arrivati segnali di un disgelo a dir poco strabilianti.
Dopo un fitto dialogo riappacificatore tenutosi nel villaggio di confine Panmunjom, il Nord Corea ha deciso di inviare una delegazione di "alto livello", comprensiva di funzionari d'alto rango, atleti, artisti, ecc... ai prossimi Giochi invernali, oltre a promettere ai rappresentanti del governo di Seul di sfilare congiuntamente in occasione della cerimonia di apertura e di chiusura delle Olimpiadi. Il vertice di qualche giorno fa, ha inoltre portato alla luce la decisione dei due governi di riaprire la "linea rossa" che porterà ad un'ulteriore e più approfondita comunicazione militare.
Una vera e propria rivoluzione sembra esser ora in atto, anche considerando le parole rilasciate dal leader sudcoreano Moon Jae-in, il quale ha definito i giochi "Una chance rivoluzionaria per migliorare i rapporti Sud-Nord e fondare la pace".
Forse ci siamo davvero, forse a settant'anni di distanza è finalmente giunto il momento del ricongiungimento.
Chiamatelo ancora intrattenimento se volete.


-Scritto da A- 

martedì 19 dicembre 2017

La triste fine di Rebecca Dykes


Cercando si superare lo sgomento al quale tutti noi siamo sottoposti dopo notizie del genere, proveremo nel meno cruento modo possibile a raccontarvi la storia di Rebecca Dykes, rendendole in parte omaggio e sperando di non ferire ulteriormente amici, parenti e conoscenti della stessa.


Rebecca Dykes era una giovane donna di appena trent'anni e, come forse avrete intuito dal verbo impiegato al passato, ella non è più con noi. Dopo essersi laureata presso l'università di Manchester ed aver conseguito la specializzazione in sicurezza internazionale e governance globale nella capitale inglese, alla Birkbeck University,  la ragazza aveva cominciato a servire il proprio governo. Dopo una prima esperienza come analista in Iraq, Rebecca era subentrata in diversi team governativi, tra i quali quello che si occupava della Libia. 
Dalla scorso gennaio la giovane si era trasferita a Beirut, dove aveva iniziato a lavorare presso l'ambasciata locale del Regno di Sua Maestà; ed è qui, nella capitale del Libano, che il corpo esanime della donna è stato ritrovato sul ciglio di un'autostrada.
Come riportato dalla polizia libanese, il cadavere ritrovato nella zona di Metn denotava evidenti segni di strangolamento, probabilmente causati da una corda, mentre una seconda autopsia stabilirà se prima della morte la ragazza abbia subito un qualche tipo di violenza sessuale. L'ambasciata britannica, per mano del suo ambasciatore Hugo Shorter, si è detta profondamente addolorata dalla perdita e pronta a collaborare con le forze locali per stabilire l'esatta dinamica degli eventi ed incarcerare quanto prima il o i colpevoli dell'efferato omicidio.

Secondo la ricostruzione dei fatti, la giovane sarebbe morta nella notte tra venerdì e sabato; dopo aver festeggiato con amici e colleghi in un locale del centro l'addio di un'amica al Libano, la giovane era stata vista allontanarsi intorno alle due del mattino. All'indomani, la stessa avrebbe dovuto imbarcarsi su un volo che l'avrebbe riportata in Inghilterra, dove avrebbe trascorso le vacanze di Natale insieme alla famiglia.  
Con ogni probabilità, dopo aver lasciato gli amici, avrà incontrato la persona che dopo averla portata a diversi chilometri di distanza del centro l'ha poi uccisa.

Nella notte tra domenica e lunedì le forze dell'ordine di Beirut hanno proceduto al primo arresto di un sospettato, considerato il responsabile della morte della giovane. Costui, un tassista libanese, sarebbe tuttora sotto interrogatorio mentre gli investigatori hanno escluso che il caso abbia una matrice politica.


-Scritto da A- 

Fallisce la Borsalino


Quasi sicuramente, alla maggior parte di voi, l'azienda con il nome Borsalino non dirà niente di che a primo acchito.
(Immagine di Comingsoon)


La ditta alessandrina, è la storica creatrice dei cappelli indossati dai divi del cinema nostrano ed hollywoodiano; basti pensare che attori internazionali dal calibro di Johnny Depp, Robert De Niro, Nicole Kidman e Alain Delon, solo per citarne alcuni, hanno indossato nell'interpretazione di una o più delle loro parti un cappello modello "borsalino". 
Amata dalla maggior parte della popolazione nostrana, non solo per dare alla luce fantastiche creazioni poi impiegate sui set più disparati ma, anche per la qualità e la raffinatezza delle "opere d'arte" create ad Alessandria dalle mani sapienti dei sarti dell'azienda stessa. Tutto ciò non è comunque servito a salvare la storica fabbrica, la quale dopo centosessanta anni di onorato servizio cessa la sua attività per fallimento. Il tribunale di Alessandria ha infatti respinto il concordato proposto dalla società dell'imprenditore svizzero Camperio, la Haeres Equita srl, subentrata da più di un anno nella gestione della Borsalino. Come reso noto dai sindacati, l'Italia ed il cinema dovranno dire dunque addio alla tanto celebre azienda, la quale dal canto proprio si è trincerata dietro ad una coltre di silenzio non rilasciando nessuna comunicazione officiale.
Un'altro pezzo storico del nostro Bel Paese viene a mancare, aggravando ed evidenziando una volta ancora il profondo disagio economico a cui molti imprenditori e molte ditte sono ogni giorno sottoposti.


-Scritto da A- 

martedì 12 dicembre 2017

La storia si ripete: Alfie Evans come Charlie Gard


Il lento ma inesorabile trascorrere del tempo, porta la mente dell'uomo a dimenticare ed omettere i fatti che maggiormente hanno urtato e sensibilizzato il suo animo.
Così, a pochi mesi dalla prematura scomparsa del piccolo Charlie Gard, bimbo britannico di appena undici mesi affetto da una rarissima mitocondriopatia deceduto a seguito della discutibile scelta dei medici del Great Ormond Street Hospital di Londra, la storia si ripete.


Il polverone mediatico relativo alla scelta di staccare i supporti vitali di Charlie, intrapresa dai medici contro il volere dei genitori, sembrava poter aver fatto breccia nel collettivo, lasciando un segno indelebile sull'opinione pubblica e sul cinico pensiero del mondo sanitario. Evidentemente così non è stato e a Liverpool, città portuale dell'Inghilterra, un altro bambino rischia di scomparire prematuramente.
Questa è la storia di Alfie Evans, venuto alla luce diciotto mesi or sono dall'amore di mamma Katie e papà Thomas, in coma dallo scorso dicembre per una misteriosa quanto oscura malattia. Ricoverato presso l'Alder Hey Children's Hospital, il piccolo e i suoi premurosi genitori si stanno scontrando non soltanto contro questo inspiegabile male ma, anche e soprattutto, contro i medici dell'ospedale stesso, intenzionati a staccare i supporti vitali indispensabili per tenere attaccato alla vita il piccolo. 
Secondo gli stessi, le opzioni per curare il bambino sono esaurite e pur capendo la drammaticità dei fatti e del dolore dei familiari, hanno forse prematuramente stabilito che per Alfie non c'è più nulla da fare, rivolgendosi perciò all'Alta Corte inglese per ottenere l'autorizzazione a "staccare la spina". Katie e Thomas Evans però non sono concordi con la decisione e, dopo aver reso noto grazie ai social media la situazione del proprio figlio, hanno invocato a gran voce l'aiuto delle persone comuni, come voi e come noi.

Ad oggi l'armata di Alfie può contare sull'appoggio di oltre trentamila componenti, intenzionati più che mai nel supportare, anche tramite una raccolta fondi, la decisione degli Evans di tenere in vita il proprio piccolo, sperando che si possa trovare una diagnosi precisa il prima possibile.
Lasciamoci istruire dagli errori del passato, modificando il corso degli eventi con decisioni umane al fine di non strappare da questa vita un piccolo innocente. Siamo con te Alfie!


-Scritto da A- 

Roghi in California


Non accennano a placarsi i forti incendi che da martedì scorso interessano la California meridionale.



Sono circa duecentomila le persone che nelle scorse giornate sono state costrette ad evacuare, abbandonando le proprie abitazioni e rifugiandosi verso il nord dello Stato americano.
I forti venti odierni e la siccità delle scorse settimane ha incrementato il raggio d'azione e la potenza dei roghi, i quali fino ad ora hanno bruciato oltre quattrocentocinquanta chilometri quadrati di terreni, radendo al suolo inoltre oltre ottocento edifici. Nonostante sino migliaia i vigili del fuoco impegnati nell'arduo compito di tenere a bada le fiamme, queste nelle scorse ore hanno raggiunto i quartieri "belli" di Los Angeles dove gli incendi si sono espansi nella zona di Bel Air, toccando le aree limitrofe al museo Getty e all'Università della California. Nei giorni scorsi i forti venti che hanno fomentato le fiamme, con alcune raffiche oltre i centotrenta chilometri orari, hanno portato alla chiusura della superstrada 101, per intenderci quella che collega la città di Ventura a Santa Barbara.

Dopo aver assistito, nella contea di Ventura, allo scenario apocalittico che in questi ultimi giorni sta investendo lo Stato da lui governato, Jerry Brown ha fatto sapere alla popolazione locale come i vasti incendi invernali rischiano di diventare una normalità all'interno della California. Questi, sarebbero infatti una naturale conseguenza dei cambiamenti climatici e del surriscaldamento globale  a cui noi stessi sottoponiamo il nostro poco amato pianeta. Il governatore ha poi reso noto di come i vigili del fuoco potrebbero essere duramente messi alla prova nelle prossime giornate, vista l'umidità che si andrà a registrare e i forti venti che soffieranno.

Nel frattempo le scene e le foto più devastanti registrate e scattate in California stanno da giorni facendo il giro del web, raccontando la sofferenza di uno Stato intero e di migliaia di persone. I danni provocati sino ad ora corrispondo a diversi miliari di dollari americani.


-Scritto da A- 


martedì 7 novembre 2017

I torinesi alla ricerca della verità


Cinque lunghi mesi sono trascorsi dalla tragica notte del tre giugno scorso, in cui la proiezione in Piazza San Carlo, a Torino, della finale di Champions League finì in tragedia. 


La giustizia ha dunque fatto il suo corso e oggi, nonostante non siano ancora state determinate le cause che scatenarono il panico responsabile del fuggi fuggi generale, sono venti i destinatari dei provvedimenti giudiziari emessi dalla Procura torinese.
Tra i soggetti a cui sono pervenuti gli avvisi di notifica, il sindaco di Torino Chiara Appendino, il questore di Torino Angelo Sanna, i responsabili di Turismo Torino (l'ente comunale a cui venne affidata l'organizzazione della messa in onda della partita) e Angelo Bonzano, commissario di polizia preposto, nella notte incriminata, a responsabilità inerenti l'ordine pubblico. Le procedure intraprese dai pm hanno come imputazione lesioni e omicidio colposo.
Disposta a collaborare e interessata a ricostruire i fatti oltre alle dinamiche avvenute si è detta la prima cittadina della città sabauda: "Offrirò come sempre la massima collaborazione agli inquirenti, poiché è interesse di tutta la cittadinanza che vengano ricostruiti  i fatti e definite le responsabilità di ognuno".
Per bocca del proprio presidente Carlo Rienzi, il Codacons ha invitato tutti i cittadini presenti la notte del tre giugno in Piazza San Carlo a chiedere un risarcimento, costituendosi parte civile nel processo avviato dalla Procura.
Massima fiducia alla sindaca Chiara Appendino e alla magistratura è arrivata direttamente dall'interno del movimento Cinque Stelle, intenzionato nel minor tempo possibile a venire a conoscenza sulla verità di quanto accaduto.

                                                                 -Scritto da A-

martedì 31 ottobre 2017

L'Europa centrale sotto scacco del maltempo


La natura e la sua forza inarrestabile sembra aver messo nel mirino le diverse popolazioni europee in questi ultimi giorni di fine ottobre.


Se da un lato vi è l'Italia messa sotto scacco dalla furia devastante e dirompente del fuoco causata da una siccità infinita (Il Piemonte sotto una cortina di fumo), dall'altro vi è il centro Europa con paesi quali la Germania, la Polonia e la Repubblica Ceca investiti da forti tempeste.
Secondo quanto riportato dai media locali, sarebbero almeno cinque le persone rimaste uccise a seguito di una tempesta di vento che, con violenza inaudita, si è abbattuta sull'Europa centrale. I forti venti hanno causato disagi soprattutto in Polonia, dove più di duecento persone si sono ritrovate senza energia elettrica. Meglio non è andata alla Repubblica Ceca, dove sono diverse le strade e le linee ferroviarie rese inagibili dalla perturbazione. Anche qui, sono decine le abitazioni rimaste senza elettricità, mentre le autorità locali monitorano ora dopo ora l'evolversi della situazione. Diversi fiumi nel nord del paese hanno raggiunto livelli di guardia massimi.
Colpita, seppur in maniera più blanda, la Germania; qui sono state le alluvioni e le esondazioni a tenere in apprensione la popolazione locale. La situazione più critica la si è avuta ad Amburgo, dove l'acqua ha invaso numerose aree della città tra cui lo storico mercato del pesce, il quartiere di Blankenese e quello di HafenCity.
La situazione nelle scorse ore è andata man mano migliorando anche se l'allerta delle autorità locali ed europee rimane alta.

                                                                       -Scritto da A-

martedì 24 ottobre 2017

Quando la morte arriva su Facebook


Al giorno d'oggi esiste un limite alla decenza umana? 


La domanda ci è sorta spontanea dopo che la morte di un ragazzo è divenuta l'oggetto di una diretta Facebook davvero insensata e inumana.
Il fatto, accaduto nella nottata fra sabato e domenica a Riccione, ha visto come protagonista un quasi trentenne che dopo aver assistito ad un tragico incidente in moto,al posto di soccorrere la vittima agonizzante al suolo, si è adoperato nel riprendere il tutto e postarlo sul famoso social network come diretta live.
La vittima, un ragazzo di appena ventiquattro anni, poi soccorsa dai paramedici giunti sul posto, è deceduta in seguito ai traumi e alle ferite riportate dallo scontro del suo scuoter contro un albero. 
Il fatto oltre a lasciare interdetti noi, ha profondamente scosso l'opinione pubblica, scagliatasi in massa contro il "regista" del video, difesosi affermando di esser rimasto scioccato da quanto stesse avvenendo e di aver in primis contattato i soccorsi.
La procura di Rimini non ha comunque sorvolato sull'accaduto, aprendo un'inchiesta riguardante il reato di pubblicazione e spettacoli osceni, incaricando le forze dell'ordine di esaminare attentamente i video e le immagini dei fatti accaduti.

A noi non aspetta certamente il compito di voler giudicare la faccenda, ne tanto meno sarebbe di nostra competenza farlo. 
Quello che è certo è che l'utilizzo degli smartphone annebbia le menti dei soggetti che ne fanno uso, inebetendoli e rendendoli schiavi di un processo di globalizzazione ad oggi sempre più evidente. Il loro utilizzo sembra arrivato ad essere quasi indispensabile; mentre l'educazione ad un uso più coscienzioso di questo strumento e' di altre forme di nuovi media tarda ad arrivare.
L'episodio di Riccione è solo l'ultimo di una lunga serie destinata purtroppo a divenire sempre maggiore con l'andare avanti dei tempi.
La tecnologia e i suoi strumenti sono un mezzo ad oggi indispensabile per la vita d'ogni giorno ma non sarebbe forse il caso di educare le masse ad un utilizzo più consapevole di questi apparecchi?

                                                                  -Scritto da A-

martedì 17 ottobre 2017

Terrore a Mogadiscio


Quella della scorsa mattinata non è stata una giornata semplice per la Somalia e la propria popolazione.


Nella prima mattinata di ieri infatti, due camion-bomba sono esplosi nel cuore della capitale somala provocando l'uccisione di almeno duecentoottanta persone e il ferimento di altrettante vite. Il bilancio, ancora provvisorio fanno sapere le autorità locali ,è destinato ad incrementarsi.
L'attentato è avvenuto in un'area molto affollata nei pressi del ministero degli Esteri e antistante l'hotel Safari. La deflagrazione avrebbe causato il crollo parziale di una parte dell'albergo, intrappolando così sotto le macerie numerosi feriti.
Gravemente danneggiati numerosi edifici sorti nelle vicinanze del centro colpito, tra cui l'ambasciata del Qatar. Affollati e presi d'assalto gli ospedali dove, ora dopo ora, van via via aumentando il numero di volontari pronti a donare il sangue tentando, in parte, di limitare un bilancio di vite umane assai più grave di quello che già ad ora è.
Scioccato per il brutale e vile attacco Michael Keating, l'inviato delle Nazioni Unite a Mogadiscio: "Sono scioccato e inorridito dal numero di vite umane perdute nelle esplosioni e dal livello di distruzione che hanno causato".
L'ennesimo attacco insensato alla vita umana.

                                                                                  -Scritto da A-

Cara povera vecchia Italia


Firenze
Nella prima mattinata di sabato 14 ottobre 2017 è stato rinvenuto nei pressi di un parco di Montelupo Fiorentino il corpo gravemente ferito di una ragazza appena diciassettenne.


La ragazza, vittima di una folle aggressione, è stata ritrovata riversa in una pozza di sangue con il cranio fracassato. Se le condizioni iniziali apparivano drammatiche, nel corso delle ore il quadro clinico della giovane è andato migliorando. Secondo le testimonianze, la giovane dopo aver trascorso una serata in discoteca con amici, avrebbe avuto con gli stessi un acceso diverbio salvo poi allontanarsi da sola verso il parco antistante la discoteca.
La dinamica non convince appieno gli inquirenti che, nelle scorse ore, hanno messo sotto torchio gli amici della vittima presenti nella serata di venerdì. Gli stessi, dopo aver cercato riscontri sulle dichiarazioni rilasciate dai cinque ragazzi, sperano di chiudere il caso nelle prossime ore, consci di come la stessa ragazza (ora in terapia intensiva), una volta svegliatasi potrà contribuire ad incastrare gli autori dell'aggressione.

Latina
Nel primo pomeriggio di domenica 15 ottobre 2017, un avvocato di Latina ha colto di sorpresa dei ladri nell'abitazione dei genitori e, spaventato dai movimenti di uno dei malviventi, ha aperto il fuoco ferendo mortalmente un pregiudicato napoletano di quarantuno anni.
Il fatto, avvenuto nel quartiere di Morbella, è al vaglio degli inquirenti per presunto eccesso di difesa. I complici della vittima sono ora irreperibili. Interrogato dalle forze dell'ordine il quarantasettenne avvocato avrebbe ammesso di aver fatto fuoco per paura e senza l'intenzione di uccidere. Ad ora è accusato di omicidio volontario.


Napoli 
Un incendio divampato nel quartiere di Borgo Sant'Antonio è costato la vittima ad una donna di nazionalità russa.
La vittima, di anni cinquantasette, si sarebbe gettata dal terzo piano del proprio stabile per sfuggire alle fiamme che in breve tempo sono divampate all'interno dello stabile in cui la stessa viveva. Ancora ignote le cause del rogo.

Ragusa
Nella notte fra il 15 ed il 16 ottobre la polizia di stato ha fermato un camper guasto che viaggiava sopra un carro attrezzi.
Il veicolo, fermato perché sporgente e problematico per gli altri autoveicoli, dopo un attenta perquisizione ha celato il suo vero scopo: in un sottotetto appositamente creato vi erano infatti 300 chilogrammi di marijuana. Fermato il conducente del mezzo, un romeno di cinquantanni visibilmente ubriaco.

Torino
Non c'è la fatta il cinquantaduenne Maurizio Gugliotta, accoltellato alla gola nella mattinata di domenica da un nigeriano, tale Khalid Be Greata. Il fatto, avvenuto nella periferia nord del capoluogo piemontese durante un mercatino del libero scambio, sarebbe stato innescato da futili motivi. 
Subito arrestato l'aggressore che ha ferito lievemente anche un secondo passante.

Due coniugi pensionati sono stati denunciati dalla Procura torinese per truffa dopo che, per tre lunghi anni, si erano finti separati e privi di reddito per ricevere dallo Stato l'assegno di mantenimento sociale.
I due residenti in Val Sangone, pur continuando a vivere sotto lo stesso tetto, ricevevano mensilmente l'assegno di pensione sociale ed erano intestatari di diversi conti e di una villa.

                                                          -Scritto da A-



martedì 3 ottobre 2017

Cambio GROTTA e...nuova vita


Quella che arriva dalla Francia è davvero una di quelle storie che anche se ascoltate all'infinito appaiono surreali.


Alexis Lamoureux e la sua fidanzata, ora ventitreenni, quattro anni fa rimasero senza lavoro. Il bar dove i due infatti lavoravano da qualche anno, chiuse i battenti e i giovani fidanzatini si ritrovarono senza una fonte di reddito. Costretti a trasferirsi in un alloggio meno dispendioso dal punto di vista economico, al giovane Alexis venne in mente di visitare una caverna abbandonata dove anni prima abitò la zia. 
La grotta, situata nella Valle della Loira, era al tempo infestata dai topi e dall'immondizia, priva di acqua corrente e di elettricità.
Ciò nonostante i due non si sono lasciati abbattere dalle difficoltà e con i risparmi di una vita hanno ristrutturato il tutto, trasformato quel tugurio in un vero e proprio alloggio da favola.
Comprato all'asta per la modica cifra di un euro, vista l'assenza di concorrenti interessati alla struttura, ora la grotta si è trasformata in uno dei più bei Bed and Breakfast della Loira, accogliente, dolce e suggestivo.  
Ciò che ai molti può apparire assurdo non lo è invece dal punto di vista scientifico e geologico. Infatti, le grotte trogloditiche della Valle della Loira, sono dei luoghi davvero atipici, sotterranei e scavati nella pietra. Questi fattori fanno sì che gli ospiti possano godere di uno spettacolo e di un'atmosfera davvero difficile da ritrovare altrove.

                                                                                                 -Scritto da A-

mercoledì 16 agosto 2017

Accade a Barcellona, questa volta...



Non deve esser stato per nulla un ferragosto da ricordare per gli abitanti di Scandicci, in provincia di Firenze, ed in particolar modo per i genitori di Niccolò Ciatti, ventiduenne morto lo scorso weekend in Spagna dopo esser stato aggredito in una discoteca.

Il giovane, che stava trascorrendo allegramente le proprie vacanze sulla costa Brava, si è recato nella notte tra sabato e domenica con amici in una discoteca della località turistica di Lloret de Mar.
Qui, secondo quanto si può apprendere dalle immagini registrate dalle telecamere del locale, l'italiano avrebbe risposto con uno spintone alle provocazioni di tre ragazzi ceceni, rispettivamente di venti, ventiquattro e ventisei anni. Da questo fatto ha preso inizio l'aggressione nei confronti del nostro concittadino, pestato a sangue sino all'intervento delle forze dell'ordine, avvertite della rissa verso le tre della mattinata.
Una volta giunti sul luogo, gli agenti della polizia hanno trovato Niccolò in gravissime condizioni e nemmeno il trasporto d'urgenza in ospedale è riuscito a salvargli la vita.  Il ragazzo è difatti deceduto poco dopo il suo arrivo in ospedale.
La Farnesina, che ha confermato nella mattinata di domenica la scomparsa del giovane, ha seguito e ancora oggi segue con molta attenzione l'evoluzione del caso. Arrestati dalle autorità locali e posti sotto accusa i tre autori del pestaggio, di origine cecena ma risiedenti in Francia dove avevano richiesto l'asilo politico. La cittadina catalana, che si costituirà parte civile nel processo, ha nel frattempo chiuso la discoteca dove tutto è avvenuto.

Le ultime novità sul caso
Nella giornata di ieri, è stato confermato il carcere al ragazzo ceceno reo di aver inflitto a Niccolò il calcio al volto responsabile della sua morte.
I suoi due compagni, pur avendo preso parte al folle pestaggio, sono invece stati rilasciati dalla polizia spagnola, che ha dato loro il consenso di far ritorno in Francia, stato dove i tre aggressori risiedono.
Ventiquattrenne, ceceno ed atleta professionista di lotta libera; questo è l'identikit di Rassoul Bissoultanov, l'omicida di Niccolò Ciatti.
Le forze dell'ordine continuano ad indagare anche sulla discoteca dove l'aggressione è avvenuta nella più totale indifferenza. Secondo le prime indiscrezioni, nella notte incriminata, il locale disponeva di soli nove uomini della sicurezza, decisamente pochi considerando la moltitudine di ragazzi presenti.

Raggelanti le dichiarazioni rilasciate dal padre della vittima, che senza mezzi termini ha condannato la gravità del gesto e l'immobilismo dei presenti, non intervenuti in difesa del giovane mentre le tre belve compivano il pestaggio.
"Non sono esseri umani ma bestie che hanno ammazzato mio figlio come un sacco di patate". 
E mentre un'intera popolazione, a partire dal suo primo cittadino, si stringe nel cordoglio e nel ricordo di questa giovane vita spezzata dall'assurdità della violenza altrui, a noi non rimane altro che osservare, una volta ancora, quanto al giorno d'oggi quanto il valore della vita umana sia pressoché nullo.

                                                           -Scritto da A-

martedì 25 luglio 2017

L'Alaska in lutto rende omaggio al suo primo micittadino


Le quasi novecento anime risiedenti a Talkeetna, cittadina di modeste dimensioni dell'Alaska meridionale, non riescono a darsi pace alla notizia della morte del loro primo cittadino: il gatto Stubbs.


Il micio, vera e propria attrazione turistica nel corso degli anni, era stato eletto sindaco della popolazione nel lontano 1997. Infatti, a seguito della candidatura unica presentata in quell'anno da un esponente poco amato dai propri concittadini, questi gli preferirono il felino dal setoso manto color miele.
Abbandonato assieme ai propri fratellini e sorelline, fu ritrovato senza coda, in una scatola, dai proprietari di un negozietto d'alimentari locale e da costoro accudito, cresciuto e coccolato.
Viziato dall'amore dei propri padroni, l'animale ha vissuto vent'anni nella bambagia, attirando su di se un amore incondizionato da parte di abitanti e turisti, impossibilitati a resistere al fascino del "micittadino".
Mai si è scomposto nei suoi lunghi anni di carriera politica, governando giustamente e ricambiando l'affetto a lui tributato.
Come riportano i quotidiani locali, la vita del gattino che tanto amava cibarsi e abbeverarsi da un bicchiere per il margarita, non fu sempre facile e felice.
Oltre ad esser stato abbandonato e aver perduto la coda, Stubbs spesso fu il bersaglio della stupida goliardia degli adolescenti locali, che malauguratamente lo colpivano con le proprie armi ad aria compressa. Caduto in una friggitrice (fortunatamente per lui disattiva) di un ristorante, rischiò seriamente una delle sue sette vite nel 2013, quando fu brutalmente aggredito da un cane (probabilmente invidioso della posizione occupata dal compare a quattro zampe).
Costretto in casa dal 2016, il micio non più giovanissimo si è spento lo scorso 22 luglio alla soglia dei vent'anni.

"Venti anni di elezioni vinte senza oppositori, migliaia di sonnellini, è stato un bel viaggio", queste le dolci parole con cui il proprietario del sindaco ha divulgato la triste notizia.

                                                        -Scritto da A-

martedì 18 luglio 2017

Roma: donna rimane incastrata nella metro


Sembra la scena di un film horror, purtroppo però è tutta realtà: è un mercoledì sera qualunque a Roma quando la quarantatreenne bielorussa Natalya Garkovic sale su un vagone della metropolitana capitolina presso la stazione Termini.
Entra per ultima la donna, poi quasi come se avesse dimenticato qualcosa esce dal mezzo. 

Purtroppo per lei le porte del treno si chiudono, bloccandogli braccio e borsa. Rimasta incastrata urla, strepita; i passeggeri all'interno del mezzo pubblico provano a segnalare al macchinista che qualcosa non va, cosi come chi si trova sulla banchina tenta invano di aiutarla.
Il macchinista non si accorge di nulla, controlla più volte attraverso gli specchietti e riparte tra l'incredulità generale; la donna viene così trascinata dal treno fino a quando gli occupanti della cabina riescono a forzare leggermente l'apertura delle porte, ponendo finalmente fine all'odissea di Natalya.
Solamente una volta giunto alla fermata successiva, l'autista si accorgerà dell'accaduto e il servizio metropolitano verrà interrotto.
L'intervento delle persone presenti in quel momento ha salvato di fatto la vita della bielorussa, alla quale una volta trasportata in ospedale verranno riscontrate varie fratture.
Fortunatamente nonostante la gravita delle stesse, la giovane non è in pericolo di vita.
"Devastato e dispiaciuto" per quanto occorso il macchinista alla guida del mezzo, sospeso dal servizio ATAC ed indagato per lesioni a seguito del fatale errore che avrebbe potuto esser ancor più grave se non vi fosse stato l'intervento dei passeggeri.
La Procura di Roma ha intanto fatto suoi una serie di filmati atti a comprender meglio la dinamica degli avvenimenti (da alcuni filmati si deduce come l'autista al momento del fatto stesse mangiando in servizio).
Copia degli stessi è stata pervenuta all'ATAC, azienda del trasposto pubblico romano sotto accusa per gli scarsi sistemi di sicurezza presenti nel vagone.
L'allarme infatti se pur attivato più volte non è stato in grado di bloccare la corsa e le leve per l'apertura d'emergenza delle porte non hanno funzionato come previsto.
Ennesimo caso, nostro malgrado, di ignavia verso le più comuni norme di sicurezza.

                                                                -Scritto da A-

martedì 4 luglio 2017

Bambini prodigio: a dodici anni guida i soccorsi in mare



Ha solo dodici anni ma è grazie al suo contributo se fratelli e padre sono ora in salvo.

Grazie alla propria capacità e freddezza è riuscita a comunicare con la Guardia Costiera di Genova ed Imperia, dando riferimenti precisi ai soccorritori riguardo l'esatta posizione dell'imbarcazione.
A tredici miglia dalla costa di Imperia, l'imbarcazione con a bordo la bambina e i suoi familiari, è stata colta di sorpresa da una mareggiata forza cinque che ha tenuto in balia l'equipaggio sino al momento dell'arrivo dei soccorsi.
Dopo che la barca ha incominciato a imbarcare acqua e i fratelli di undici e quattordici anni hanno contribuito col padre a mantenere a galla la nave, la bambina ha lanciato il "may day", continuando a comunicare con la guardia costiera nonostante le difficoltà che il mare agitato arrecava.
I naufraghi messi in salvo poco prima della mezzanotte dai soccorritori, giunti con un elicottero e una motovedetta, sono poi stati portati in ospedale dove il comandante della capitaneria di porto di Imperia, Luciano Pischedda, ha elogiato la dodicenne definendola "fondamentale" ai fini del salvataggio.

                                               -Scritto da A-


Esplosione di un autobus in Baviera



Ieri mattina un autobus che trasportava 46 passeggeri, tutti anziani provenienti dalla regione tedesca della Sassania, e 2 autisti, si stava dirigendo verso il Garda per una visita turistica.

L'incidente è avvenuto lungo l'autostrada nei pressi di Meunchberg, tra la Baviera e la Turingia nel sud della nazione, nelle vicinanze col confine della Repubblica Ceca.

In pratica l'autobus a speronato un tir che lo precedeva, che trasportava materassi e letti.
Secondo le descrizioni del vice conducente (rimasto gravemente ferito ma salvatosi), il suo collega era morto sul colpo nel momento dell'impatto e poi le fiamme hanno iniziato a divampare all'interno del veicolo.

Per ora sono stati certificati 16 corpi carbonizzati, ma si presume che le morti siano 18, i restanti sono gravemente feriti.

La cancelliera ha fatto sapere, tramite i suoi organi di stampa, di essersi unita al cordoglio delle condoglianze ai famigliari delle vittime e ha augurato una pronta guarigione ai sopravvissuti.

L'autostrada è stata chiusa ed è rimasta ina
gibile per l'intera giornata, non provocando pochi disagi a livello di trasporti in tutta la Baviera.


Scritto da L.

Nuovo attentato nel centro di Damasco



La domenica siriana appena conclusasi è stata nuovamente segnata dal terrore e dalla paura.


L'autobomba esplosa nella centralissima piazza Tahreer ha provocato, secondo quanto rilasciato dalla televisione siriana, otto morti e dodici feriti.
Ben più grave il computo complessivo calcolato dall'ong Osservatorio siriano per i diritti umani, secondo cui le vittime sarebbero almeno diciotto.
L'attentatore circondato dalle forze dell'ordine si è fatto esplodere provocando oltre alla propria morte quella di sette agenti.
Le autorità riportano che altre due autobombe sono state raggiunte e neutralizzate dalla polizia presso i posti di blocco all'ingresso della capitale.
I terroristi sono poi stati accompagnati in caserma mentre le autovetture sono state fatte brillare sotto il vigile occhio degli artificieri.
La Tv di stato, ha poi riferito di come le forze dell'ordine siano riuscite a neutralizzare i terroristi prima che questi giungessero sui rispettivi obbiettivi, reputati esser le zone più frequentate dalla popolazione al rientro in città dopo la festività del Eid al-Fitr.
Momentaneamente alcuna rivendicazione dell'attentato è stata pervenuta.

                                                -Scritto da A- 

martedì 13 giugno 2017

Amsterdam: auto travolge i passanti ma non è terrorismo




Ammettiamolo, chi più chi meno siamo tutti contagiati dalla psicosi portata dai recenti e sempre più massicci attacchi terroristici subiti dal Vecchio Continente e non solo.



E' così, quando sabato sera un'auto si è scagliata contro la folla davanti alla stazione centrale di Amsterdam, l'opinione pubblica locale ed europea ha subito ricollegato l'accaduto alle tragedie di Nizza, Londra e Berlino.
Fortunatamente, in questa situazione l'Isis non è stata protagonista in quanto l'accaduto sarebbe da imputare ad un incidente.
Secondo le ricostruzioni, la persona alla guida della macchina (una Peugeot 206 nera Cabrio) si sarebbe lasciata prendere dal panico all'avvicinarsi dalle forze dell'ordine, in quanto sostava in una parte della piazza il cui accesso non è consentito.
Così in un attimo di raptus, avrebbe messo in moto la vettura, accelerando e investendo i passanti, per poi concludere la propria corsa contro un muro.
La persona alla guida, tratta in arreso dalla polizia locale, ha causato il ferimento di otto persone, due delle quali verserebbero in gravi condizioni.

                                                 -Scritto da A-

giovedì 25 maggio 2017

Blue Whale: bufala o verità?



A poco più di una settimana dal servizio de Le Iene, la Blue Whale mania impazza, con decine di utenti che poco alla volta hanno cercato, mediante l'utilizzo dei più comuni motori di ricerca, di capire meglio di cosa si trattasse.
Fra questi utenti ci siamo stati anche noi, intenzionati ad investigare sulla veridicità o meno della notizia.



Questo gioco, letteralmente la balena blu, prende il nome da questi cetacei che in determinate e sconosciute circostanze tendono a suicidarsi spiaggiandosi a riva.
Secondo il servizio andato in onda, la Blue Whale sarebbe un articolato e assurdo rituale psicologico, diffusosi in rete e strutturato in modo tale da plagiare le giovani menti dei partecipanti, inducendoli in una depressione così profonda da fargli credere che l'unica via possibile sia il suicidio.
Costituito da cinquanta macabre missioni, redatte dai curatori (gli organizzatori del gioco), riuscirebbe a corrompere la mente degli adolescenti, convincendogli della pochezza di significato della vita.
In pochi anni, solo in Russia (patria d'origine del gioco), avrebbe portato alla morte di più di 150 ragazzini, espandendosi poi recentemente oltre il confine sovietico (Francia, Brasile, Italia, Gran Bretagna).
Sempre secondo le testimonianze raccolte, i bersagli della balena blu sarebbero normali ragazzi e ragazze di età compresa fra i 9 e i 17 anni, scelti a caso sui social network e manipolati con l'obbiettivo finale di indurli alla morte.


Lo scopo del duro lavoro de Le Iene è quello di sensibilizzare l'opinione pubblica , mettendo a conoscenza di tutti scopo e natura del gioco, divenuto tra giovani e giovanissimi una macabra moda.
Nonostante ciò, durante l'arco di tutta la settimana passata, si sono rincorse teorie secondo le quali tutto quello mostrato sarebbe in realtà un falso, in poche parole una "fake news".
In molti hanno rivisto nelle regole e nella struttura del gioco, la trama del film Nerve, alimentando così i sospetti ed innescando un meccanismo nel quale è difficoltoso capire cosa sia reale e cosa non lo sia.

Blue Whale, il gioco del suicidio: potrebbe trattarsi solamente di una raccapricciante legenda metropolitana?
A supporto di questa tesi, ci sarebbe il fatto che il nome di questo rituale sia comparso per la prima volta su un articolo del sito Novaya Gazeta, privo di fonti verificabili (e per questo apertamente criticato) ma perfetto per una rapida ed incontrollata diffusione grazie alla morbosità degli argomenti trattati.
Nonostante la regola del non farsi scoprire dai genitori, ci sembra strano come i familiari delle persone coinvolte non riescano a notare gli strani segnali che accompagnano i cinquanta giorni della Blue Whale; come è possibile che un padre o una madre non si accorgano che il proprio figlio o figlia si svegli ed esca di casa più volte alle quattro del mattino?



Come non riescono ad accorgersi delle ferite auto-inflitte?
E ancora, come è possibile in meno di cinquanta giorni e solo per via social, distorcere al tal punto la mente di questi ragazzi?
Come può un semplice gioco online portarti al suicidio? 

La veridicità della notizia è stata confermata da Elisabetta Mancini, primo dirigente della Polizia di Stato, direzione anticrimine, intervistata ancora da Le Iene, intenzionate a confermare quanto riportato una settimana prima.
Secondo la Mancini, sarebbero giunte diverse segnalazioni di possibili casi di Blue Whale Challenge in Italia.
L'assurdità della vicenda comunque rimane, e i quesiti posti, probabilmente, rimarranno senza risposta.

                                                -Scritto da A-