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giovedì 21 dicembre 2017

Tutti contro Vittorio Emanuele III


Negli ultimi giorni le questioni di casa Savoia, la famiglia che diede i natali ai Re d'Italia sino alla proclamazione della Repubblica, sono tornate fortemente d'attualità, irritando ed inasprendo ulteriormente i rapporti fra i discendenti degli ex sovrani e la popolazione nostrana.


In gran segreto, lo Stato italiano ha acconsentito alle richieste di Maria Gabriella di Savoia di riportare in patria le salme del Re Vittorio Emanuele III e della regina Elena: i suoi nonni. La pretesa che da anni risiedeva nelle stanze del Quirinale è stata riconosciuta legittima, ed in segno di umanità le forze politiche hanno lavorato, tenendo all'oscuro di tutto gli italiani, per riportare nel territorio sabaudo i corpi dei vecchi sovrani. Così, lo scorso 17 dicembre il penultimo Re d'Italia, seppellito in precedenza ad Alessandria d'Egitto, ha fatto il suo ritorno in patria, anticipato di alcuni giorni dall'amata consorte Elena, le cui esequie furono svolte a Montpellier.  A settant'anni dalla morte del più longevo monarca nostrano, i due coniugi hanno potuto così rincontrarsi venendo definitivamente tumulati nel santuario di Vicoforte, nei pressi di Mondovì. 
La decisione, una volta resa pubblica, ha fatto infervorare i più, ancora indignati verso ciò che il sovrano fece in vita, ma non solo; infatti, anche il capo di casa Savoia, Vittorio Emanuele, padre del più celebre Emanuele Filiberto, ha criticato aspramente la decisione della sorella definendo inaudito che un Re d'Italia possa non esser seppellito al Pantheon, il sacrario dei padri della nostra amata patria.
Perché una decisione, come quella intrapresa dai nostri capi di governo, non è andata giù alla stragrande maggioranza della popolazione? E perché Vittorio Emanuele III non è seppellito insieme ai suoi predecessori?
Andiamo con ordine e cerchiamo di capirne insieme i motivi.


Storia
Vittorio Emanuele III nasce a Napoli, città di cui ne diventa principe (per cementificare l'appena consolidata unità d'Italia), nel novembre del 1869. Figlio dei cugini primi Umberto I e Margherita di Savoia, il piccolo crebbe lontano dal caldo amore familiare, venendo educato secondo una specifica dottrina militare. Il mancato calore che solo un madre ed un padre possono donare ed il minuto aspetto fisico (il Re era alto appena un metro e cinquantatré centimetri), contribuirono a rendere il futuro sovrano poco risoluto e caratterialmente debole.  
Dopo aver sposato nel 1896 la principessa montenegrina Elena, di cui il principe fu sempre follemente innamorato, esso si ritrovò tra capo e collo il dover salire al trono dopo la prematura scomparsa del padre, assassinato a Monza per mano di un'anarchico. Era il lontano agosto del 1900 quando Vittorio Emanuele III venne incoronato come terzo Re d'Italia, carica che ricoprì per quarantasei lunghi anni. Nel corso del suo lungo mandato, il nostro Bel Paese crebbe grazie all'introduzione di nuove riforme, come l'introduzione del suffragio universale maschile ed in seguito anche femminile e la creazione delle prime forme di prevenzione sociale, ed espanse i suoi territori in Africa, dove colonizzò prima la Libia e poi l'Etiopia.
Soprannominato il "Re Soldato" per via della sua istruzione e per il fatto che egli sopravvisse a ben due guerre mondiali, è generalmente mal visto dalla popolazione nostrana per via di aver consegnato il paese al Duce Benito Mussolini. Dopo aver abdicato, in favore del figlio Umberto II, il 9 maggio del 1946, il sovrano si ritirò ad Alessandria d'Egitto, dove la morte lo colse nel dicembre del 1947. 
Il regno del figlio (denominato Re di maggio) durò appena un mese, infatti a seguito del referendum del 2 giugno del 1946, l'Italia divenne una repubblica.

I motivi dell'astio nei suoi confronti

Pur introducendo differenti ed innovative riforme sociali, il terzo Re d'Italia viene ricordato dalle generazioni passate, presenti e future, come la persona che diede forza politica a Benito Mussolini.



Seppur i due mal si sopportassero, con il sovrano spesso in disaccordo ed ostile verso la politica repressiva e anti-razziale del Duce, fu lo stesso monarca a far si che l'ex direttore dell'Avanti salisse al governo. Nei giorni che precedettero la famosa marcia su Roma, il presidente del consiglio Luigi Facta, consigliò a più riprese al Re di fermare le camicie nere, proclamando lo stato d'assedio. Sua maestà rigettò tali consigli anzi, dopo aver consegnato a Mussolini le "chiavi" del paese lo incaricò di formare un nuovo esecutivo. Con ogni probabilità, Vittorio Emanuele si auspicava che il fascismo potesse esser la soluzione dopo anni di tensioni sociali ma così non fu e, nel ventennio che seguì, il paese si ritrovò a dover fronteggiare un numero impari di leggi antidemocratiche e anticostituzionali. L'arrivo della seconda guerra mondiale inasprì ulteriormente i contrasti tra la sovranità e la popolazione, ritrovatasi a dover fronteggiare una guerra alla quale non era minimamente preparata. Dopo tre anni di guerra il Re prese finalmente, ma troppo tardi, le distanze dal fascismo, esautorando Mussolini ed affidando l'Italia a Pietro Badoglio. Il susseguente armistizio con le potenze Alleate e la fuga del monarca dopo l'occupazione tedesca, segnò la fine del rapporto tra italiani e Savoia. Seppur consigliato dal maresciallo Badoglio, il quale ben sapeva che una cattura del sovrano avrebbe dato linfa vitale all'avvento della repubblica di Salò, il gesto venne visto (anche grazie ad una massiccia opera di propaganda filo-fascista, pronta a gettar fango sul Re per legittimarsi) come un atto di vigliaccheria che approfondì la fine del rapporto tra la monarchia e la popolazione. Il Paese, senza una vera e propria guida, dovette subire altri venti mesi di guerra che fecero uscire l'Italia del tutto disintegrata.
Il disperato tentativo di salvare la corona abdicando in favore del figlio, servì poco a nulla e tempo un mese gli italiani votarono la cosa più saggia che potessero fare: scelsero la repubblica, esiliando così fino a qualche giorno fa l'ultimo vero Re d'Italia.


-Scritto da A- 

martedì 19 dicembre 2017

Fallisce la Borsalino


Quasi sicuramente, alla maggior parte di voi, l'azienda con il nome Borsalino non dirà niente di che a primo acchito.
(Immagine di Comingsoon)


La ditta alessandrina, è la storica creatrice dei cappelli indossati dai divi del cinema nostrano ed hollywoodiano; basti pensare che attori internazionali dal calibro di Johnny Depp, Robert De Niro, Nicole Kidman e Alain Delon, solo per citarne alcuni, hanno indossato nell'interpretazione di una o più delle loro parti un cappello modello "borsalino". 
Amata dalla maggior parte della popolazione nostrana, non solo per dare alla luce fantastiche creazioni poi impiegate sui set più disparati ma, anche per la qualità e la raffinatezza delle "opere d'arte" create ad Alessandria dalle mani sapienti dei sarti dell'azienda stessa. Tutto ciò non è comunque servito a salvare la storica fabbrica, la quale dopo centosessanta anni di onorato servizio cessa la sua attività per fallimento. Il tribunale di Alessandria ha infatti respinto il concordato proposto dalla società dell'imprenditore svizzero Camperio, la Haeres Equita srl, subentrata da più di un anno nella gestione della Borsalino. Come reso noto dai sindacati, l'Italia ed il cinema dovranno dire dunque addio alla tanto celebre azienda, la quale dal canto proprio si è trincerata dietro ad una coltre di silenzio non rilasciando nessuna comunicazione officiale.
Un'altro pezzo storico del nostro Bel Paese viene a mancare, aggravando ed evidenziando una volta ancora il profondo disagio economico a cui molti imprenditori e molte ditte sono ogni giorno sottoposti.


-Scritto da A- 

giovedì 17 agosto 2017

Bigotta e razzista: cara Italia dove andrai a finire?



Ora basta, non se ne può davvero più! Sempre più spesso e sempre quasi nell'indifferenza generale si susseguono episodi di discriminazione razziale.
Come mai questo fenomeno si sta largamente facendo strada nella popolazione della penisola nostrana?


L'ultimo caso arriva da Verona, dove una ragazza quindicenne non ha potuto partecipare ad una gara canora perché non veramente italiana.
L'adolescente figlia di extracomunitari, è nata e cresciuta in Italia, tanto da possedere la cittadinanza nel nostro paese. Tutto ciò non è bastato all'organizzazione dell'evento canoro "Canta Verona Festival", che ha rifiutato la candidatura della ragazza perché straniera e non veramente italiana: " Italiani si nasce, non si diventa. E si nasce da genitori italiani."
Queste le parole con cui la direzione ha di fatto escluso la ragazza, che dopo aver salvato la conversazione avvenuta via Facebook, ha inviato a diverse associazioni antirazziali la vicenda, attirando su di sé e sul concorso l'attenzione dei media e non solo.
Questo episodio purtroppo per noi e per il nostro amato paese, fa il paio con quello avvenuto a Torino, dove un commerciante ha bocciato un aspirante commessa perché fidanzata con un uomo di colore, e con quello di Ventimiglia, dove lo scorso mese un controllore di Trenitalia ha insultato un migrante.
Ma da quando il nostro paese è così bigotto? 
Quali sono le ragioni che spingono ognuno di noi ad odiare il prossimo perché di colore?
Ci siamo forse scordati che nell'arco del secolo scorso noi italiani siamo stati i primi ad emigrare in varie parti del mondo?
Sempre più mi convinco che dietro a questo tanto ostentato odio razziale si nasconde una latente ignoranza che spinge anche la persona più mite a provare comunque odio verso il prossimo che non rientri nei canoni della propria razza.
Che una persona sia di colore, che sia di un'altra religione, che sia di un diverso orientamento sessuale, sempre proveremo verso costoro diffidenza e odio perché alla stupidità e all'odio non ce mai fine.

                                                            -Scritto da A-

lunedì 10 luglio 2017

Non definitelo soltanto un gioco



Ventidue ragazzi che corrono dietro ad un pallone: è così visto il gioco del calcio agli occhi di chi si ferma all'apparenza delle cose.
Dietro a quello che molti han definito uno sport o un lucroso passatempo, si cela una passione che non conosce limiti di tempo e spazio, capace di varcare i confini del rettangolo verde salvando tal volta vite umane. 
Un'amore indissolubile lega questo semplice svago ai cuori di milioni e milioni di tifosi, trasportati e rapiti da un semplice pallone.



Il mondo del calcio si piega dinnanzi alla morte del piccolo Bradley
Spiegatelo a Bradley Lowery che il calcio è solo un gioco, fategli capire quanto per voi è stupido correre dietro ad un pallone.
Il piccolo noto al mondo calcistico e non solo, per la forza e determinazione dimostrata dinnanzi al neuroblastoma che lo affliggeva, si è spento all'età di sei anni lasciando un vuoto incolmabile nel cuore d'ognuno di noi.
Tifosissimo del Sunderland nonché grande appassionato, era riuscito nonostante la tenera età ad unire il calcio britannico, commuovendolo e mobilitandolo a raccogliere fondi per la ricerca e la cura di questa malattia.
Divenuto presto mascotte della propria squadra del cuore e della nazionale dei Tre Leoni, il bimbo aveva trovato in Jermain Defoe il suo idolo. 
L'attaccante inglese, ora in forza al Bornemouth, aveva conosciuto Bradley ai tempi del Sunderland, divenendo ben presto il migliore amico del piccolo. Il trentaquattrenne giocatore della nazionale inglese, non ha mai lasciato solo il suo piccolo amico regalandogli immensi attimi di gioia fuori e dentro il campo. 
La malattia ha vinto su Bradley, portandolo via dall'amore dei suoi genitori e di tutti coloro che lo hanno conosciuto e amato. 
La sua lotta ferrea e la determinazione mostrata dinnanzi al mondo intero, sono una fonte d'ispirazione a non mollare mai, a non dar mai nulla per scontato.

"Sei stato una fonte d'ispirazione per me, un migliore amico che mi ha cambiato la vita. Mi mancherai moltissimo ma ringrazio dio di  averti introdotto nella mia vita.Ti porterò sempre nel mio cuore."
                                                                      
Sono i passaggi salienti della lunga lettera in memoria di Bradley Lowery postata su Istagram dall'attaccante inglese Jermain Defoe.

Quando il calcio diventa paura
Purtroppo nel calcio come nella vita di ognuno di noi nulla è prevedibile.
E' quello che avranno pensato i giocatori di Ajax e Werder Brema, impegnati sabato in un'amichevole estiva scossa dall'arresto cardiaco occorso al ventenne Abdelhak Nouri.
Il giovane marocchino accasciatosi a venti minuti dal traguardo, è stato immediatamente soccorso e rianimato dai medici lì presenti, per poi essere trasportato in elisoccorso verso l'ospedale più vicino.
Il comunicato dell'Ajax, giunto in tarda serata, ha poi tranquillizzato tutti: nonostante il giovane rimanga in terapia intensiva, le sue condizioni rimangono stabili e secondo i medici la sua vita non sarebbe a rischio.


Una passione senza fine
Desidero concludere questo piccolo excursus nel mondo calcistico con una notizia che arriva dalla Germania.
Mentre gli stadi italiani tendono sempre più a svuotarsi, da Dortmund arriva l'incredibile notizia che solamente 66 tifosi su 55000 non hanno rinnovato il proprio abbonamento.
I tifosi gialloneri del Borussia, vincono così con merito il titolo di tifosi più fedeli d'Europa con una percentuale di rinnovo dell'abbonamento attestatasi intorno al 99,88%: non solo una passione ma uno stile di vita.

                                                        -Scritto da A-
                                 

giovedì 22 giugno 2017

Maturità 2017: come la vedono gli studenti?




Stop all'ansia e alla paura! 
Per più di cinquecentomila studenti italiani, l'esame di Maturità ha preso vita ieri mattina con la prima prova, uguale per tutti gli indirizzi di studio.
Le tracce proposte, completamente differenti rispetto alle previsioni (che si focalizzavano più su temi come Pirandello, la strage di Capaci, la Brexit e il problema migranti), hanno sorpreso la maggior parte degli studenti.
Tra i temi proposti vi sono invece stati: l'analisi del testo della poesia di Giorgio Caproni (autore poco conosciuto dai maturandi), la robotica e il futuro, il lavoro e le nuove tecnologie; i decenni cinquanta e sessanta, sono stati al centro del tema storico mentre protagonista del saggio artistico-letterario vi è stato la natura tra minaccia e idillio; spazio ai disastri e ricostruzione per il saggio storico-politico.



Tracce e temi che hanno tutt'altro che emozionato ed attratto l'inventiva degli studenti, come sottolineato dal giornalista e insegnante Alex Corlazzoli, il quale senza mezze misure ha criticato le scelte compiute dal Miur, definendole "operate da un dirigente di una multinazionale tecnologica degli anni sessanta".
La prima prova scritta della maturità 2017, ha poi riaperto il contrasto tra gli studenti italiani e la ministra dell'istruzione Valeria Fedeli (sotto accusa per non aver conseguito un titolo di studio universitario e per aver omesso il fatto), la quale ha risposto alle critiche piovute nelle scorse ore, ribadendo la bontà delle scelte operate dal Miur, in linea secondo la ministra con le sfide odierne che la società ci pone.
E mentre giungono notizie da Genova e La Spezia che riguardano lo spostamento di data della terza prova, programmata per lunedì 26 e spostata al giorno seguente, rimane forte lo scoramento e la delusione fra i ragazzi, increduli della scelte operate dal ministero e impauriti per le future prove.

Origini:
L'esame di Stato, conosciuto ai più come esame di maturità, è la prova conclusiva del percorso scolastico superiore italiano.
Oltre alla funzione scolastica, questo esame ha un vero e proprio ruolo di rito nella società odierna e passata, in quanto con la fine della scuola secondaria superiore il ragazzo effettua il passaggio dall'adolescenza all'età adulta. Il fine della "maturità" è quello di analizzare e verificare la preparazione d'ogni studente.



La diceria, comune tra gli studenti, che sentenzia l'Italia come unico paese nella quale tale esame viene affrontato, viene smentita appieno dal fatto che paesi come l'Austria, l' Albania, la Croazia, la Polonia, la Svizzera, il Regno Unito e molti altri, affrontano esami analoghi al nostro in conclusione del percorso di studi secondario.

Ma cosa pensano gli studenti italiani della maturità?
A poche ore dalla conclusione della prima prova, ci siamo interessati del parere dei maturandi coinvolti da quello che molti hanno definito uno "stress psicologico" difficile da digerire. L'ansia, infatti, è per loro il sentimento che più d'ogni altro contraddistingue questi giorni delicati.
B. nonostante capisca la funzione di preparazione al mondo universitario e lavorativo dell'esame in questione, non concepisce come il valore di una persona possa esser ridotto ad un singolo voto, maturato dopo tre sole prove scritte e un misero colloquio orale.
Concetto ribadito da molti studenti, tra cui L.,la quale pur non trovando alcuna difficoltà ad affrontare la prova, ribadisce il concetto di come un esame non possa definire ciò che uno è.
In molti scaturisce poi l'ansia di fallire, dovendosi accontentare di un voto non adeguato alle loro conoscenze. E' di questo avviso E. che non riesce a darsi ragione di come, a doverti giudicare, sia una commissione esterna ed estranea che non terrà minimamente conto del tuo percorso scolastico antecedente: "è una vera tortura, nessuno tiene conto dell'ansia e della paura che tutti noi abbiamo". "Ci giudicano senza conoscerci e senza considerare la moltitudine di pensieri che uno può avere al momento delle prove".



La maggior parte, ha poi ampiamente criticato le scelte del mistero riguardo le tracce proposte, giudicandole ridicole e inadeguate.
Dal canto nostro affermiamo senza ombra di dubbio che nessun voto potrà mai qualificarvi appieno, ricordandovi che,come espresso da Eduardo De Filippo, "gli esami nella vita non finiscono mai".
Buona fortuna ragazzi!!

                                            -Scritto da A-


martedì 13 giugno 2017

Quando l'ultimo giorno di scuola si trasforma in follia



Pavia, giovedì 8 giugno 2017
Per festeggiare l'ultimo agognato giorno di scuola, una decina di ragazzi dell'Istituto tecnico industriale Cardano hanno preso d'assalto l'antistante liceo scientifico Copernico.



Secondo le testimonianze, gli sfottò e le prese in giro tre i due istituti sarebbero all'ordine del giorno, gavettoni e insulti una tradizione dell'ultimo giorno di scuola per i rispettivi studenti.
Ciò nonostante, lascia sconvolti la dinamica dei fatti: quella che avrebbe dovuto essere a tutti gli effetti una goliardata si è trasformata in un inferno di paura, che ha portato in dote il ferimento di tre professori e di un alunno.
Dopo un iniziale lancio di fumogeni gli alluni dell'Itis, secondo le ricostruzioni, avrebbero tentato l'invasione del Copernico distruggendo le vetrate delle porte d'ingresso, venendo infine fermati da docenti e bidelli.
I responsabili del blitz sono stati identificati dalle forze dell'ordine e ad oggi oltre alle conseguenze penali, andrebbero incontro anche alla bocciatura e alla sospensione dall'Istituto.

Limbiate (Monza), giovedì 8 giugno 2017
Durante i festeggiamenti per l'ultimo giorno di scuola, uno studente dell'ITC e PACLE Elsa Morante è precipitato dalla finestra del primo piano dell'istituto lombardo.
Il giovane scampato fortunatamente alla morte, ha riportato solamente ferite e contusioni, e attualmente si trova all'ospedale San Gerardo di Monza. Provvidenziale l'intervento di docenti e compagni, i quali avrebbero avvertito prontamente i soccorsi; sul caso indagano i carabinieri di Limbiate e Desio.



Torino, venerdì 9 giugno 2017
A poche ore dalla fine dell'anno scolastico, una ragazzina di sedici anni si è gettata dal sesto piano di un palazzo, togliendosi così tragicamente la vita.
Il gesto avvenuto nel quartiere Pozzo Strada, ha sconvolto i residenti e i conoscenti della vittima; la ragazza, ancora viva al momento dell'impatto, è stata d'urgenza trasportata al vicino ospedale Martini, dove poco dopo è deceduta. Dai primi accertamenti parrebbe che la giovane soffrisse di depressione.
Sembra che la stessa, prima di compiere il folle gesto abbia lasciato una lettera alla nonna (nella cui casa si trovava al momento del suicidi) nella quale comunicava a parenti e amici le ragioni della tragedia.

                                            -Scritto da A-

martedì 6 giugno 2017

Gerusalemme: donne in piazza a seno nudo



Domenica singolare per Gerusalemme, svegliatasi tra le proteste di ragazze e donne scese nelle piazze per manifestare la loro indignazione e il loro sdegno contro chi commette abusi e violenze sessuali. 



Sono migliaia le donne ritrovatesi a manifestare per porre fine alle tante, troppe molestie e stupri che caratterizzano la loro vita quotidiana.
Molte di loro, hanno voluto provocare l'opinione pubblica sfilando in biancheria intima o a seno nudo.
Fra i tanti cartelloni proposti, il tema che più è ricorso, è stato di trasmettere le proprie emozioni e sentimenti verso questi crimini, assai attuali e al contempo inaccettabili.
Hanno infine richiesto di smettere di attribuire la colpa di questi vili soprusi ad abiti succinti e provocanti che talvolta le donne indossano, perché ciò non può e non deve giustificare uomini (che uomini non sono) capaci di compiere queste efferatezze.

                                                 -Scritto da A-

giovedì 1 giugno 2017

BASTA con la VIOLENZA



Quante volte vi è capitato di leggere sui giornali, sentire via radio, vedere alla TV o consultando i social media di continui atti di violenza?
Dal tema attuale della Blue Whale (trattato da noi la scorsa settimana), ai continui attacchi di bullismo cui sono soggetti ragazzi e ragazze di tutte le età quotidianamente, senza dimenticarci degli efferati omicidi che giornalmente accadano (di cui spesso sono vittime donne).



Sfogliando il quotidiano di lunedì, mi sono imbattuto nella storia di una giovane studentessa italiana di 21 anni, violentata e sequestrata dal proprio ragazzo.
Il fatto, accaduto tra la metà del 2012 e la fine del 2013, è emerso solamente in questi giorni, in cui la ragazza avrebbe trovato la forza di denunciare il proprio ex fidanzato.
Ma questo è solo l'ultimo dei tanti, troppi episodi d'aggressività che quotidianamente scuotono l'opinione pubblica.

Mai come oggi, in una società moderna sempre più arrogante e discriminatoria, il tema della violenza diventa d'attualità.
Ma da dove scaturisce tutto ciò? Cosa ci porta ad essere così brutali?
Intrinseca nel nostro animo e del nostro essere, è spesso riconducibile a componenti istintive (come la rabbia o l'odio) che nella maggior parte dei casi sfocia contro chi consideriamo più deboli.
Ormai la violenza è espressione dei tempi correnti, dove non ci si accontenta più e si desidera sempre qualcosa di nuovo, anche a costo di calpestare i diritti altrui.
Questo purtroppo non è soltanto un tema moderno, le sue origini hanno una storia antica e radicata.



Con il primo conflitto mondiale, il mito dell'esperienza della guerra diede vita ad un processo di brutalizzazione dell'animo umano. Ciò venne più volte ribadito dallo storico tedesco George L. Mosse, il quale sottolineò come ciò si riperquotesse nella politica e nell'indifferenza verso la vita umana.
C'è poi chi, come Hannah Arendt, classifica la violenza come manifestazione di creatività e vita o esponenti come Wetter Benjamin convinto nella bontà della stessa se usata per ottenere giusti fini.
Anche se può sembrare improbabile, nel corso degli anni c'è chi è riuscito a rimuovere l'odio, l'astio, l'arroganza dalla propria vita, diventando mentore per la propria e le future generazioni. Questi intellettuali e pacifisti, trovano nella non-violenza il loro inno alla vita. 
Capostipite di questi non-eroi, è senza alcun dubbio  Mahatma Gandhi, che la usò come strumento di lotta politica, opponendosi mediante i propri sacrifici e sofferenze al potere dei tiranni e conquistatori.
Le sue gesta ispirarono personalità illustri come Nelson Mandela e Martin Luther King, i quali hanno segnato la storia mondiale attraverso le loro gesta.


Sebbene la società costruisca, grazie ai propri messaggi d'indifferenza e prevaricazione, ogni giorno mostri disposti alle peggiori gesta, certamente mostri non si nasce.
La violenza può essere contrastata dall'insegnamento di persone non comuni, capaci di trasmettere mediante la loro educazione e il loro messaggio, il culto del rispetto verso se stessi e il prossimo.

                                             -Scritto da A-