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giovedì 2 novembre 2017

Ancora paura


Quella che sarebbe dovuta essere per molti newyorchesi una giornata all'insegna della felicità e della spensieratezza, si è irrimediabilmente trasformata nell'ennesima giornata di terrore e paura.


Proprio quando un'intera popolazione si stava mobilitando per festeggiare l'avvento della notte di Halloween, si è assistito all'ultimo, in ordine di tempo, attacco terroristico compiuto dall'Isis contro le popolazioni occidentali. Nelle prime ore del pomeriggio di un comune e tranquillo 31 ottobre, un furgone è piombato su una delle tante piste ciclabili di New York City, investendo il numero maggiore possibile di malcapitati passanti.
Sono una trentina i pedoni ed i ciclisti rimasti coinvolti nella follia di Sayfullo Saipov, il ventinovenne di nazionalità uzbeka alla guida del veicolo della morte: delle persone coinvolte, otto hanno prematuramente perso la vita e quindici hanno rischiato altrettanto e sono tutt'ora ricoverati negli ospedali cittadini.
L'attentato, non riconosciuto come tale in un primo momento dalla autorità, è avvenuto a pochi isolati dal World Trade Center, precisamente all'angolo tra la Hudson Street e la Chambers Street. E' qua che il pick-up sarebbe irrotto all'interno della pista ciclabile, investendo pedoni e ciclisti che ignari gli si sono trovati dinnanzi prima che la sua folle corsa si arrestasse contro uno scuolabus pieno di bambini.
Una volta disceso dal mezzo, l'attentatore avrebbe impugnato una sparachiodi ed una pistola ad aria compressa ma, prima di poter nuocere nuovamente, un poliziotto, tale Ryan Nash, è riuscito a neutralizzarlo ferendolo all'addome.
Ricoverato in ospedale e sottoposto ad intervento chirurgico, il killer non sarebbe in pericolo di vita.
La conferma che l'attacco a New York sia da attribuirsi ad una matrice terroristica, è stata data ai media direttamente dal sindaco della "Grande Mela" Bill De Blasio, il quale ha parlato di un attacco "particolarmente codardo che aveva come obbiettivo civili innocenti".

Sayfullo Saipov era riuscito a raggiungere gli Stati Uniti d'America grazie ad una Green Card nel 2010. Dopo due brevi tappe in Ohio ed in Florida, l'uzbeko si era stabilito a Petersen, New Jersey.
Marito e padre di tre figli, il ventinovenne lavorava come autista per la famosa ditta di trasporto Uber. Fiero ed orgoglioso dell'attentato, si è dichiarato, in un fogliettino da lui redatto e trovato all'interno del furgone utilizzato per falciare i passanti. Sempre all'interno del mezzo, sono state rinvenuti documenti e scritti che legherebbero l'attentatore all'Isis.


I fatti di New York senza alcun dubbio lasceranno lunghi strascichi nella politica estera americana nonché sulle leggi riguardanti l'immigrazione.
In prima persona si è mosso il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, il quale ha criticato come, ad oggi, non siano ancora sufficienti le rigide sicurezze adottate per prevenire l'arrivo negli States di "mele marce". Il tycoon, ha poi affermato come non sia possibile che l'attentatore uzbeko sia arrivato nel paese a stelle e strisce grazie ad una Green Card ottenuta alla "lotteria per la diversità dei visti".
Contrari al clima di pregiudizi innescato da Trump il senatore Schumer, secondo il quale l'immigrazione sia una bene per l'America, il governatore di New York Andrew Cuomo ed il sindaco della stessa città Bill De Blasio, apertamente critici alla politica dell'odio propagandata dal quarantacinquesimo presidente americano.

Quel che a noi, a nostro modesto avviso, appare è che mai prima di questo insanguinato anno il terrorismo si sia allungato così prepotentemente sul continente europeo ed nord americano. Ciò nonostante, nulla giustifica l'odio indiscriminato e razziale che oggi contraddistingue la maggior parte delle politiche occidentali, Stati Uniti in primis. Mai, nell'arco della storia, la violenza e le discriminazioni hanno portato a risolvere i problemi della società e non vediamo onestamente il perché ciò debba ora cambiare. 
Il terrorismo incute paura, terrore e ci spinge a dubitare delle persone che ci circondano ma questo non è la chiave per risolvere tale problema, semmai ne è il propulsore. 

                                                               -Scritto da A-

martedì 19 settembre 2017

Gran Bretagna: torna la paura


Paura, feriti ma per una volta nessuna vittima. L'attacco terroristico, avvenuto venerdì mattina su un vagone della metropolitana londinese presso la stazione di Parsons Green, è costata il ferimento di ben ventinove pendolari ma come già detto in precedenza non vi sarebbe stata alcuna perdita.


L'ordigno artigianale, con ogni probabilità contenente perossido di acetone (un esplosivo utilizzato in larga scala dai militanti dell'Isis), per fortuna era stato realizzato malamente. Questo fattore avrebbe così ridotto notevolmente la potenza della bomba che se esplosa correttamente in quell'ora, alle 8:20 di una mattinata lavorativa, avrebbe causato numerose vittime.
L'esplosivo, secondo le prime testimonianze, era contenuto all'interno di un secchio di plastica coperto e nascosto da una busta e collegato ad una batteria tramite delle lucine di Natale.
Mentre il panico e la paura attanagliano nuovamente la capitale inglese e la Gran Bretagna intera, i sostenitori dell'Isis festeggiano e rivendicano l'attentato.
Il primo ministro Theresa May ha dispiegato al fianco delle forze dell'ordine l'esercito.

Gli attentatori
Le ricerche sugli attentatori proseguono in tutto il Regno Unito e sino ad ora avrebbero portato all'arresto di due rifugiati siriani, rispettivamente di diciotto e ventuno anni.
Secondo le indagini, sarebbero loro gli esecutori materiali dell'attacco avvenuto nella mattinata di venerdì.
Intanto dopo l'ultimo attentato, il governo di Sua Maestà ha stanziato ulteriori ventisette milioni di euro al fine di contrastare l'ombra del terrorismo che in poco più di sei mesi troppe volte si è allungata sul Regno Unito.

                                                            -Scritto da A-

martedì 22 agosto 2017

No tenim por!


Ancora una volta il sangue, la morte ed il terrore hanno attirato l'attenzione dei mass media mondiali.


Dopo gli attacchi terroristici di Parigi, Londra, Manchester, Nizza, Rouen, Berlino e Stoccolma fra le tante, è stata la volta di Barcellona, colpita al cuore da un vile ed insulso attentato. Il duplice attacco che ha attanagliato la metropoli catalana e la sua provincia, ha profondamente scosso la popolazione locale e non solo, ormai atterrita da questa violenza insensata che colpisce senza tregua il vecchio continente.
Il bilancio delle vittime nelle scorse ore è salito a quindici persone mentre centinaia sono i feriti.
Dura la reazione dei politicanti europei e mondiali, da Donald Trump ("Gli Stati Uniti condannano l'attacco terroristico a Barcellona- -Siete forti e tenaci, vi amiamo") a Jean-Claude Junker, presidente della Commissione europea ("Non ci faremo mai intimidire da una tale barbarie").
E' il secondo grave attentato di matrice islamica che la Spagna subisce dopo quello avvenuto più di tredici anni fa a Madrid. Allora ad essere colpito fu il sistema ferroviario locale, con quattro treni fatti esplodere e centinaia di vittime provocate.

Attacco sulle Rambla

Un giovedì pomeriggio catalano come tanti altri, con turisti e abitanti locali indaffarati tra compere, visite guidate e un po' di shopping. Il sole caldo aumenta man mano l'afflusso di gente che ogni giorno invade le Rambla.
Tutto apparentemente normale; nessuno dei presenti immagina quello che da lì a pochi istanti si sarebbe andato a verificare.
All'altezza di Plaça de Catalunya, un furgoncino entra ad alta velocità nella zona pedonale della Rambla e procedendo a zig-zag colpisce e falcia il maggior numero possibile di persone che trova lungo il suo tragitto, schiantatosi infine su un chiosco nei pressi del teatro dell'opera.
Arrestati a poche ore di distanza dall'attacco tre uomini, uno a Alcanar e gli altri due a Ripoll sui Pirenei mentre è ancora oggi in fuga il guidatore.


Attentato a Cambrils
Le forze di polizia nella notte sono riuscite a sventare un secondo possibile attacco terroristico. Cinque passeggeri di un Audi A3 non si fermano ad un posto di blocco antecedente alla piccola cittadina a settanta chilometri da Barcellona.
Il fatti insospettisce gli agenti che una volta seguiti e capiti gli intenti dei fuggitivi sono intervenuti bloccando un secondo possibile brutale attentato.
L'idea degli assalitori era quella di colpire decine e decine d'innocenti lungo la passeggiata dinnanzi alla costa. Nonostante il pronto intervento delle forze dell'ordine, giacciono sul terreno una vittima e cinque feriti.

La cellula 
Gli uomini coinvolti nei due attentati apparterrebbero alla stessa cellula Jihadista, così come i tre cadaveri ritrovati ad Alcanar tra le macerie di una villa esplosa il giorno prima dell'attacco.
Secondo quanto si apprende dai media catalani, in quell'edificio i terroristi stavano preparando l'esplosivo da utilizzare. Trovati all'interno del casolare anche centoventi bombole di gas. Gli inquirenti non escludono la possibilità che il grande obbiettivo dell'attacco potesse in origine essere la Sagrada Familia. Quello che appare certo è come l'attentato, progettato in Marocco, si sarebbe dovuto sviluppare in più parti della città e la portata dello stesso avrebbe dovuto e potuto rivelarsi ben più ampia.
La cellula composta da dodici uomini è stata neutralizzata: sette membri uccisi, quattro tratti in arresto e un uno ancora in fuga.

Le ricerche continuano
Continuano in tutta Europa le ricerche di Younes Abouyaaquou, secondo i sospetti, l'autista-killer della Rambla.
Riuscito a fuggire mescolandosi con la folla impaurita ad oggi risulta ancora latitante, armato e pericoloso.

Seppure dolore e commozione aleggiano ancora nell'aria e nei cuori delle persone, si leva alto il grido "NO TENIM POR!".

                                                      -Scritto da A-






giovedì 13 aprile 2017

Violenza in Siria: a sei anni dall'inizio della guerra cos'è cambiato?




I recenti avvenimenti (tra cui possiamo ricordare il bombardamento di martedì scorso sulla cittadina di Khad Shaykhun), hanno portato anche i più distanti dalla politica internazionale, ad argomentarsi sulla questione siriana. Infatti, mai come oggi, essa è diventata una tematica d'estrema attualità.
Ma  pensandoci bene, quanto sappiamo riguardo la guerra civile siriana?
Quanto importa, alla popolazione italiana, quello che avviene ogni giorno a miglia di distanza?
Ponendomi questi interrogativi, ho dunque deciso di dedicare queste poche righe, cercando di spiegarvi e di documentarvi riguardo questa guerra, che in poco più di sei anni ha provocato la perdita di quattrocento mila vite umane.

La Siria grazie alla sua posizione geografica, ha risentito nel corso degli anni, dell'influenza di varie civiltà; a ciò è dovuta l'ampia varietà della sua popolazione, costituita per la maggioranza da Arabi, ma anche da Curdi, Armeni e Beduini.
La guerra in Siria, è un conflitto che ha inizio nel 2011, quando la popolazione manifestò apertamente contro il regime del presidente Assad.
Il regime represse con la forza le manifestazioni, causando da un lato decine di morti, dall'altro la diffusione delle proteste.



Manifestanti e disertori dell'esercito siriano regolare, sul finire del 2011, formano l'Esercito Siriano Libero: è l'inizio della guerra civile.
Nei mesi successivi, vari oppositori del regime, confluiscono nell'Esercito Siriano Libero; tra questi vi è il Fronte al-Nusra, una branca siriana di al-Qaida.
Ben presto l'esercito libero prende le distanze, distaccandosi dal Fronte, autore sempre più spesso di azioni terroristiche.
Durante il 2012, gli scontri tra esercito regolare e ribelli aumentano, portando il governo ad ostacolare gli oppositori e i loro sostenitori mediante azioni violente, atte a massacrare la popolazione civile, per poi scaricare la colpa sui ribelli.
A ciò, seguono numerose e varie reazioni internazionali, che portano gli Stati Uniti, la Francia e la Gran Bretagna ad offrire il loro appoggio ai ribelli; d'altro avviso sono Russia e Cina, che si schierano apertamente a favore del regime di Assad.
Nel 2013 i gruppi estremisti guadagnano forza e potere, trovando ulteriore appoggio nel gruppo radicale del'Isis (gruppo dello stato islamico dell'Iraq e del Levante),dividendo ulteriormente i ribelli.
Arriviamo dunque nel 2014, dove possiamo trovare tre gruppi diversi di ribelli, contraddistinti e bellicosi l'uno contro l'altro, con l'Isis sempre più potente e bellicoso.
Dopo una serie di attentati sanguinosi nel centro dell'Europa, la coalizione statunitense, inizia una serie di bombardamenti atti a indebolire il Califfato (insieme dei territori conquistati dall'Isis).
Tutto questo mentre il conflitto siriano vero e proprio continua imperterrito a mietere vittime.
Il 2016 è l'anno della guerra ad Aleppo, capitale economica della Siria, divisa dopo anni di scontri, tra ribelli e regime.
Posta sotto assedio, bombardata, privata dei sostentamenti e degli aiuti umanitari, la parte governata dai ribelli cade, venendo riconquistata dal governo, che ad oggi la controlla interamente.
A livello umanitario, la situazione è delle peggiori; i mesi di assedio, uniti ai massicci bombardamenti, sono costati numerosissime vite umane, in particolare donne e bambini.


A sei anni dall'inizio del conflitto, la situazione non accenna a migliorare; a ricordarci tutto ciò, sono state le bombe di martedì quattro aprile.
Ora basta.
Basta con la violenza.
Stop alla guerra!
                      
                                                         -Scritto da A-

martedì 11 aprile 2017

Attentato in Egitto


Ennesimo attacco terroristico, questa volta fuori dall'Europa, in Egitto, più specificatamente ad Alessandria e a Tanta; all'interno di due chiese gli attentatori si sono fatti esplodere.
Per ora il numero dei morti è di 47 e più di 100 feriti tra le due città, basti pensare che l'attentato sia stato effettuato il giorno della Domenica delle Palme, infatti il kamikaze ad Alessandria si è fatto esplodere all'interno della basilica di San Marco dove il papa copto, Tawadros II, aveva appena celebrato la Santa Messa.
Isis come sempre non aspettato molto a dichiararsi autore dell'attentato, sostenendo che siano state delle loro cellule jihadiste stabili in Egitto; infatti è dal 2013 che vengono attaccati con ripetuti eventi catastrofici di questo genere i cristiani copti, l'ultimo risale solamente al dicembre dell'anno scorso.
Papa Francesco sarebbe dovuto andare proprio in Egitto tra 20 giorni, ora non si sa ancora per varie allerte se l'agenda del Papa cambierà, ma Francesco ha subito condannato degli attentati a cui si sono uniti i maggiori capi di Stato del mondo.
Il Presidente dello stato egiziano, Sherif Ismail, ha proclamato tre giorni di lutto nazionale e lo stato di massima allerta per ben tre mesi, promettendo di punire gli attentatori e di far luce sugli eventi.
Mona Mounir, deputata egiziana di religione copta, invoca una revisione degli stati di sicurezza: "adottando misure preventive per proteggere le chiese ed i siti più sensibili".



                                                                                                                                              Scritto da L.       



Terrore


Quella che si è andata a concludere, è stata una settimana caratterizzata dalla paura e dalla violenza, che ha scosso l'intera popolazione mondiale.
Così non se ne può davvero più! 
Ad appena sette giorni dall'esplosione dell'ordigno nella metropolitana di San Pietroburgo, si sono susseguiti atti belligeranti, che hanno fatto calar un'ombra oscura sopra di noi.

Attacco chimico sui civili
Verso le sei di mattina di martedì 4 aprile, è andato in scena un massiccio bombardamento chimico su Khan Shaykhun, cittadina a sud di Idlib.
Sono almeno settantaquattro le vittime tra uomini, donne e bambini.
I superstiti, raccontano di come abbiano capito velocemente che si trattasse di un bombardamento non convenzionale, ma bensì di un attacco con gas nervini (si presume la probabile miscela di due gas differenti).
I feriti che hanno riscontrato sintomi tra i quali vomito, difficoltà respiratorie e schiuma alla bocca, sono stati accolti in strutture mediche apposite, oggette queste, di un secondo raid aereo atto a colpire i soccorritori e i superstiti.
Diverse le prese di posizione da parte dei vari governi mondiali, che si stringono unite nel cordoglio verso le vittime, consci nell'attribuire la responsabilità dell'insulso attacco al regime di Assad.

USA: attacco missilistico contro Damasco
A seguito dell'attacco su Khad Shaykhun, il governo "Trump", ha abbandonato la sua posizione di non belligeranza nei confronti di Assad, dando il via libera ad un attacco missilistico in Siria.
Cinquantanove missili, sono stati scagliati contro la base di Al Shayrat, base da cui è presumibile considerare sia stato lanciato l'attacco chimico di martedì 4.
Commenti e reazioni sono arrivate da tutto il mondo, con i più, allineati alla decisione statunitense.
Di tutt'altro avviso, la reazione del governo russo, alleato di Assad, che parla di aggressione immotivata.


Stoccolma: orrore in centro
E' di quattro vittime e una dozzina di feriti, il bilancio dell'attacco terroristico avvenuto venerdì 7 aprile in pieno centro del paese scandinavo, dove un camion si è scagliato contro la folla, finendo poi la sua corsa, sfondando la vetrina di un grande magazzino.
Il killer riconosciuto dalle autorità come Rakhmat Akilov, ha dichiarato agli inquirenti, di aver agito in seguito ad ordini ricevuti dall'Isis.

Chiese cristiane sotto attacco
Domenica delle Palme di sangue in Egitto, dove due kamikaze si sono fatti esplodere in due chiese cristiane copte, a Tanta e ad Alessandria d'Egitto.
Quarantacinque le vittime complessive, mentre sono decine e decine i feriti.
Proclamati tre giorni di lutto nazionale, al termine dei quali scatterà lo stato d'emergenza con durata di tre mesi.
Entrambi gli attentati, sono stati rivendicati dall'Isis, il tutto a soli diciannove giorni dalla visita programmata in terra egiziana del pontefice.

                                                             -Scritto da A-

martedì 4 aprile 2017

Orrore a San Pietroburgo




A una settimana dagli avvenimenti di Londra, il terrorismo ritorna a colpire; quest'oggi il bersaglio è stata San Pietroburgo.
Nel primo pomeriggio russo, tra la stazione di Sannaya Ploshchad e Teknolgicheskiy Istitut, è esploso un ordigno che ha provocato una decina di vittime, mentre ulteriori quarantasette persone sarebbero rimaste ferite. 
Questo è quanto riporta il ministero della salute. Secondo i media russi, i morti sarebbero quattordici, e il bilancio comprenderebbe il ferimento di numerosi bambini.



Sventata invece la deflagrazione di un secondo ordigno, questo situato nella stazione di Ploshchad Vosstaniya, e camuffato da estintore.
Un pomeriggio di vero e proprio terrore per i pietroburghesi e per la Russia intera.
Dure e forti le parole del premier Medvedev e del presidente Putin, che hanno fin da subito riconosciuto l'esplosione come un atto di terrorismo.
Numerosi i messaggi di cordoglio da parte dei vari capi di stato mondiali, da Mattarella alla Merkel, passando per Trump.
In serata si è poi scatenata un terzo allarme bomba, questa volta all'interno del McDonald dell'aeroporto Pulkovo.
Gli inquirenti sono alla ricerca di due sospettati, uno dei quali si sarebbe presentato spontaneamente presso le autorItà, dichiarando di essere estraneo ai fatti.
Tutto questo mentre l'Isis festeggia l'accaduto.

                                                              -Scritto da A-