New York fa causa ai giganti del petrolio per le emissioni dei gas serra, accusate di promuovere i loro prodotti minimizzando quanto questi minaccino il clima. Secondo quanto riportano i media americani, New York punta il dito contro i colossi, ritenendoli responsabili del cambiamento climatico e del riscaldamento globale
La guerra contro i colossi petroliferi viene portata avanti negli USA anche su altri fronti. Nonostante il tentativo di rottamazione delle politiche di Obama sul clima, l'amministrazione di Trump ha dovuto incassare un clamoroso stop ai suoi progetti di salvataggio dell'industria del carbone e rivitalizzare il comparto minerario.
"Una grande vittoria per i consumatori, il libero mercato e il clima", esulta il rivale Michael Bloomberg. Insieme a lui esprimono soddisfazione anche le associazioni ambientalistiche, che temevano il rovesciamento delle linee di politica energetica di Obama, tese a favorire lo sviluppo delle rinnovabili.
La risposta presentata dal ministro per l'energia Rick Perry, invece prevedeva incentivi per le miniere di carbone e gli impianti nucleari, motivando la sua mossa con la necessità di avere sempre un potenziale energetico maggiore. La motivazione della negazione sta nella necessità di non alterare quella strategia seguita fin dagli anni '80 per garantire l'equilibrio sul fronte della concorrenza all'interno del mercato energetico. Un mercato sempre più competitivo in cui si rafforza la posizione del gas naturale e quella dell'energia eolica e solare, fortemente incentivate dall'amministrazione Obama.
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