martedì 26 settembre 2017

Tutti contro il Tycoon


Sin dalla sua elezione, si era capito come il presidente degli Stati Uniti d'America Donald Trump non avrebbe goduto della simpatia della maggior parte del popolo americano.

I continui scontri mediateci con Kim Jong-Un (dittatore nordcoreano), le intromissioni nella politica estera internazionale, le apparenti associazioni a movimenti razziali e l'abolizione di norme utili ed intelligenti delle amministrazioni precedenti, uniti ad una politica irrispettosa nei confronti dei meno abbienti, hanno sancito una profonda frattura fra il tycoon e gli statunitensi.
Secondo un sondaggio condotto dall'Abc/Washington Post, solamente il 39% della popolazione approverebbe l'operato dell'attuale presidente: da oltre sessantanni non si registrava un tale indice di impopolarità. Per meglio capire, era dalla presidenza di Harry Truman che la popolarità di un presidente degli Stati Uniti non era così in ribasso. 
Sempre secondo il sondaggio, il 59% dei detrattori non crede nella politica di cambiamento promessa da Trump, mentre soltanto il 28% della popolazione crede che il tycoon possa unire il paese. In ultimo ma non meno significativo l'indice al 66% che vede in Donald un leader capace solamente di dividere l'opinione pubblica.
Ciò nonostante il settantunenne continua per la sua strada, noncurante dei giudizi ed innescando, se ancor non c'è ne fossero state abbastanza, l'ennesima polemica.

Trump e lo sport: guerra fredda
Tra lo sport americano ed il quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti è ormai guerra.
Infuria la polemica dopo che il Tycoon aveva utilizzato parole di fuoco per criticare gli sportivi americani rei di essersi inginocchiati durante l'inno in segno di protesta contro il razzismo dilagante negli States ("non vi piacerebbe vedere il proprietario di una squadra di football americano, quando qualcuno non rispetta la nostra bandiera, dire: 'Portate quel figlio di p... fuori dal campo, è licenziato").
La pronta risposta da parte del mondo sportivo non si è fatta attendere a lungo e così durante la scorsa giornata di campionato, nella sfida tra i Jacksonville Jaguars ed i Baltimore Ravens, i campioni di entrambe le compagini si sono inginocchiati in segno di sdegno, appoggiati dalle proprietà che si sono strette al fianco dei propri tesserati. La stessa scena si è poi ammirata su tutti i campi in cui si è giocato.
E se Donald Trump tuona su twitter tutto il suo disgusto, definendo il gesto inaccettabile, i vertici della NFL si uniscono nel contrastare la politica di divisione messa in atto dal presidente.
"Ora licenziateci tutti!" così tuonano i campioni di football, di basket e di Baseball: la guerra fredda è ormai cominciata e siamo certi non finirà presto.


Il mondo dello spettacolo si unisce alla protesta
Come se Donald Trump non avesse abbastanza detrattori, si uniscono alla lunga lista diverse personalità di spicco del mondo dello spettacolo americano.
Da Stevie Wonder a Pharrell Williams passando per il front man dei Pearl Jam Eddie Vedder, tutti si uniscono alla protesta che dilaga nel mondo dello sport e non solo nei confronti del presidente statunitense. La protesta negli ultimi giorni si sta espandendo, ingigantendo la propria ombra sopra la presidenza Trump.
Tutti uniti, tutti concordi nel dar contro alla disfattistica politica tycooniana.

                                                           -Scritto da A-

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