mercoledì 26 aprile 2017

Kendrick Lamar

Cenni biografici:
Kendrick nasce in California, a Compton, nel 1987, non proprio uno dei posti più tranquilli degli Stati Uniti. Compton è famosa per le continue rappresaglie delle gang contro la polizia, in un conflitto perenne che ha basi razziali, tutt'ora esistenti. A 16 anni il piccolo Lamar promuove il suo primo mixtape con lo pseudonimo di K-Dot e subito dopo viene messo sotto contratto da un etichetta discografica indipendente la "Top Dawg Entertainment".
Inizia ad abbandonare il suo soprannome e a farsi chiamare col suo nome, e già noto a molti per le sue abilità e produce il suo primo album in studio "Section. 80" col quale entra sempre più nel giro del West Coast Rap. Il suo secondo album, "Good Kid, M.A.A.D. City", viene prodotto da nientemeno che Dr. Dre e riceve ben 4 nomination ai Grammy nel 2014.
Ma l'album che lo consacrerà, sarà il terzo "To Pimp a Butterfly", uscito nel 2015, riuscì a vendere 324000 copie in una settimana e gli fece vincere 5 Grammy, tra cui Best Rap Album. Le influenze jazz, miste alle sue qualità di paroliere hanno dato vita ad un capolavoro tecnico che andava a colpire gli ideali razziali alla base del suo Paese.
Il suo IV album "untitled unmastered" è una raccolta di 8 tracce senza titolo, che altro non sono che demo incompiute dalla registrazione del suo terzo album.
Da poco più di qualche settimana è uscito il suo V album "DAMN." e le alte pretese sembrano esser state esaudite.

DAMN.
Come in tutti gli album di Kendrick anche in questo sembra esserci una linea guida che dia senso a tutto il vinile. Kendrick nel primo pezzo, "BLOOD.", muore e da inizio ad un lungo ed intricato processo di autoanalisi. Kendrick si paragona a Dio, come salvatore di un rap ormai orfano di una guida come Tupac. Spara sui media statunitensi e all'immagine che disegnano della black culture. Il CD tocca la religione più di ogni altro tema, citando spesso il Deuteronomio e assimilando le sorti degli israeliti a quella dei neri, dei nativi americani e latini costretti a fuggire dalle proprie terre, soprattutto nel pezzo "YAH." (nome di Cristo in ebraico).
Il jazz caratteristico del suo terzo album, viene abbandonato per ritmiche più soul e trap con le quali sfida le altre teste di serie del rap attuale, tra tutti Drake. Verso la fine dell'album apre se stesso mostrando a tutti le sue paure e ansie in "FEAR."; dove ripercorre momenti di puro terrore come le violenze domestiche subite da bambino, la paura di morire per le strade di Compton e infine la paura di venire inglobato e sommerso dal successo e le sue conseguenze, soldi, corruzione e droga. Conclude il cerchio con "DUCKWORTH.", cognome dell'artista, dove si rivive l'episodio del suo capo, creatore della sua etichetta discografica, e suo padre: dove si era rischiato che uno uccidesse l'altro ma così non è stato e grazie a questa scelta, Kendrick è potuto diventare quello che è. Il disco si chiude tornando allo sparo e alla frase iniziale del CD, noi non possiamo che consacrare il genio di questo ragazzo che sembra poter alzare l'asticella del rap mondiale e designandolo come possibile erede di 2Pac Shakur, al quale a livello di flow e liriche non ha alcunché da invidiare.

Scritto da L.

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