giovedì 6 aprile 2017
Dentro la scuola Italiana: cosa ne pensano gli studenti?
Nei giorni scorsi, in controtendenza rispetto ai soliti studi e indagini comparative internazionali, l'Ocse ha pubblicato un dato, che riporta la scuola italiana come una tra le più inclusive d'Europa.
In parole povere questo recente studio, elenca come l'Italia abbia tra i ventun paesi analizzati, uno dei livelli di equità migliori fra i diversi sistemi educativi.
Ciò ha provocato tra i vari media Italiani, clamore e scalpore, facendoli buttare
a capofitto su tale notizia.
Contemporaneamente, non si sono fatte attendere a lungo, dichiarazioni entusiaste da parte del ministro dell'istruzione Valeria Fedeli (di cui fa ancora scalpore la notizia della sua non-laurea), dell'ex premier del consiglio Matteo Renzi e della responsabile scuola PD Francesca Puglisi, tutti concordi nell'attribuire tale merito all'attuale governo.
Ad una più attenta analisi,però, si capisce come nessuno tra i politicanti citati o tra i vari media, sappia il reale contenuto della ricerca.
Infatti, lo studio confronta i risultati del test PISA (programma per la valutazione internazionale dell'allievo) dell'anno 2000 con i dati del test PIAAC (programma per la valutazione delle competenze adulte) di dodici anni più tardi, con l'intento di confrontare il tasso d'inclusività.
Dati dunque non recenti e pertanto non attribuibili al governo renziano.
Tutto questo, sommato ai soliti studi che a loro dire vedono la scuola italiana come poco più che mediocre, hanno suscitato la mia curiosità.
Mi sono domandato, se la scuola italiana fosse davvero come viene descritta, se fosse davvero così allo sbando.
Ammettiamolo, nessuno di noi ama svegliarsi la mattina presto per andare a scuola, ma a mio modesto avviso, la scuola italiana di aspetti positivi ne ha, come la sua equità di accesso, la sua ampia cultura generale, la possibilità di creare forti legami d'amicizia e la buona preparazione sui temi di ogni materia.
Nonostante queste mie convinzioni, ho voluto chiedere personalmente a diversi studenti cosa pensino della scuola, cercando di farmi raccontare le loro esperienze personali.
Quali cose cambierebbero? Quali tematiche scolastiche invece, trovano buone?
B. mi spiega, come nella sua vita scolastica abbia incontrato numerosi professori poco capaci nel loro mestiere, e di come sarebbe utile se essi potessero essere controllati meglio, per far si che siano capaci di insegnare e trasmettere il loro sapere agli alluni.
Alla fine di tutto definisce la scuola "antica" per materie e modi d'insegnamento; questa tematica riesce a fare quasi da filo conduttore con tutte le altre interviste.
Me ne parla anche D, che racconta come vorrebbe cambiare le solite, vecchie e noiose lezioni con spiegazioni moderne e alternative: "All'inizio del mio percorso scolastico ero quasi contento di frequentare la scuola, di svolgere le determinate attività al fianco dei miei compagni, mentre ora che sono vicino alla fine di questo mio percorso, trovo questo sistema sempre più stretto, sentendomi come chiuso in gabbia".
Continua poi, sottoponendomi il fatto che la scuola non capisca le vere esigenze degli studenti, non dando spazio alle loro potenzialità e alla loro creatività: "la scuola ci vede solo come dei numeri".
Parlando di sfuggita con molti, si ripercorre la tematica che ci siano numerosi professori incompetenti, evidenziando dunque, come il ministero del'istruzione punti più sulla quantità di docenti che sulla qualità.
C'è poi chi mi parla dello scempio indecoroso delle strutture scolastiche, mentre L. mi espone il problema della poca organizzazione all'interno della sua scuola: "La mia classe non ha avuto il professore di matematica e di economia fino a metà dicembre! come può essere possibile una cosa del genere ad oggi?"
Sottolinea comunque il fatto che non reputi responsabile la scuola in prima persona, quanto piuttosto sia inefficiente il sistema scolastico e di quanto poco ciò, sia importante per i nostri governanti.
Tematica su cui tornano anche A e M, colpevolizzando il governo sulla questione della disorganizzazione scolastica.
Dopo aver sentito tutte queste testimonianze, una più tremenda dell'altra, il mio unico obbiettivo era quello di poter parlare con i professori, coloro che più di una volta nelle testimonianze dei ragazzi, sono stati chiamati in causa; purtroppo ciò non mi è stato possibile, in quanto nessuno di essi, mi ha voluto raccontare le sua esperienza personale o le proprie opinioni.
Alla fine di tutto questo percorso, mi rendo conto di come la disorganizzazione politico/sociale del nostro paese si ripercuota sul mondo scuola.
Troppo personale non qualificato all'insegnamento, il sovraffollamento nelle aule, il precariato e la poca sicurezza scolastica unite al menefreghismo sempre più crescente tra gli studenti, creano un cocktail che potrebbe rovinare l'Italia del futuro.
-Scritto da A-
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