lunedì 29 maggio 2017

Francesco Totti: una vita giallorossa


Il match contro il Genoa si è concluso col risultato di tre a due per la Roma ma poco importa ai tifosi giallorosi, stretti, uniti e giunti in massa per salutare l'ultima bandiera del nostro calcio.

Lacrime, tristezza e sconforto: questi sentimenti hanno accompagnato i 72.000 tifosi presenti all'Olimpico. Una città intera, il mondo calcistico e sportivo si sono dati appuntamento alle 18 di una calda domenica di fine maggio per tributare il giusto riconoscimento al capitano giallorosso.
Francesco Totti ha detto basta, basta al calcio giocato; inconcepibile e doloroso infatti, risulterebbe vedere il numero dieci giallorosso con indosso un'altra maglia.
Nato il 27 settembre del 1976, Francesco saluta il mondo del calcio; lo fa a quarant'anni suonati,  ma col sorriso e la scaltrezza agonistica di un ventenne.
Esordiente in serie A all'età di sedici anni, è divenuto via via il calciatore più popolare d'Europa nonché l'attaccante italiano più prolifico in zona goal (con la maglia della stessa società): 307.

E' grazie all'allora responsabile del settore giovanile della Roma Gildo Giannini, se Francesco Totti all'età di dodici anni scelse i colori giallorossi. 
La squadra Lodigiani in cui era tesserato, lo aveva infatti già ceduto alla Lazio quando il blitz di Giannini convinse la famiglia Totti a far vestire il piccolo Francesco di Giallorosso.
L'esordio arrivato nella stagione 1992-93 per mano di Boscov, corona i sacrifici e il talento del futuro capitano romano, affermatosi nelle stagioni successive sotto la guida di Carlo Mazzone; mentore ed allenatore sino al 1996, Mazzone fu abile nel proteggere il ragazzo dalle critiche e dai facili entusiasmi.
Simbolo, bandiera e capitano della Roma, Francesco, corona il suo sogno nel 2001 quando, insieme a Gabriel Omar Batistuta e Vincenzo Montella, forma il trio delle meraviglie che regala il terzo scudetto della propria storia ai capitolini.
Scarpa d'oro nell'annata post calciopoli, Totti non è solo una proprietà romana bensì dell'intera penisola.
Nonostante un terribile infortunio che gli causa l'abbandono dai campi nei mesi precedenti al Mondiale 2006, Totti sarà uno dei principali artefici della cavalcata italiana in Germania, conclusasi con la conquista del nostro quarto titolo mondiale.



Simbolo della romanità e di Roma, da piccolo desiderava di divenire benzinaio ma è divenuto tutt'altro: un una leggenda e un 'ispirazione per le nuove generazioni.
Abitudinario, semplice e mai sopra, le righe il capitano giallorosso, di opportunità per vincere e guadagnare di più ne ha sempre avute, ma la semplicità e la veracità di questo ragazzo non gli hanno mai permesso di cambiare squadra e di voltar le spalle al suo primo amore.
Meglio svegliarsi quotidianamente con la vista del Colosseo che  con i milioni proposti dal Milan o dal Real Madrid .
Campione dentro e fuori dal campo, è l'ultimo erede (insieme a Del Piero, Maldini, Zanetti e Baggio) di una lunga stirpe di campioni "tutti d'un pezzo", ormai non più comuni ai giorni d'oggi.
Il mondo dello sport s'inchina davanti all'ultimo Re di Roma.

                                            -Scritto da A-

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